Pagina:Rime (Andreini).djvu/104

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Si gode gli anni, che non tornan mai,
     E sua fortuna humil nel basso albergo:
     Lascia ’l timor di Giove irato à tergo,
     Che sol gran moli folgorar vedrai.
Saggio Pinelli è lieto viver questo.
     Gioioso il giorno, e più quando Boote
     Volge il timon da le stellanti rote,
     Che solo al novo Sol dal sonno è desto.
O non men fortunata, che contenta
     Vita, che l’aurea etate a noi rimena,
     Che vana ambizion non punge, ò frena,
     Che nulla il Mondo rìo cura, ò paventa.


MAD. XXXVIII.


D
Iceva ad Egle Elpin m’odi, perch’io

Privo sia di tesoro?
     Non t’avedi ben mio,
     Ch’Amor premio e d’amor, non premio d’oro?
     M’odi, perch’i’ sia brutto? ama il mio core
     Bello non men del tuo leggiadro volto;
     Poscia che ’n quello è scolto
     L’istesso viso tuo per man d’Amore.
     E se non ami il bel, che di te vedi,
     Ove trovar maggior bellezza credi?


MAD. XXXIX.


A
Dio begli occhi, à Dio

Occhi, che gli occhi miei
     Adoran quasi Stelle,
     Da voi parto, e ’l cor mio
     Lascio in voi luci oltre l’usato belle;
     Ma (lassa) io dir devrei


Sol