Pagina:Rime (Andreini).djvu/157

Da Wikisource.

145

     E forse fia, che ’l mio negletto stile
     Di te parlando un giorno altrui console;
E s’avverrà, che com’io bramo, e spero
     De la mia ’ndegnità disciolti i nodi
     La magnanima impresa ardita io tenti;
Forse ancor di Vincenzo il nome altero
     Fregiato porterò d’eterne lodi
     A le più strane, e più remote genti.


MADR. LXVIII.


H
O ben incauto anch’io

Tolto al mio Sole il foco
     Ond’arde, e non hà loco il desir mio;
     Ma di contraria qualitate è questo.
     Quel diè vita ad un’huom fatto di terra,
     Quest’huom di carne ancide;
     E pur sempre molesto
     Vien, ch’ad arder sotterra
     Benche ’n polve converso ancor lo sfide?


MAD. LXIX.


S
Enz’entrar in battaglia sarai vinto

Infelice mio core,
     E qual servo n’andrai di lacci avvinto
     Se non fuggi. che tardi?
     Fuggi le fiamme, e i dardi.
     Ne la guerra d’Amore
     Non è biasmo il fuggir, ma lode, e gloria
     E chi non sà fuggir non hà vittoria.


MAD. LXX.


I
O son condotto à morte

Da bella Donna, e rìa;
     E pur tanto cortese è ’l mio desire,


K               Ch’egli