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MADR. LXXIIII.


S
E da colei, che morte m’apparecchia

Non hai Fiume imparato
     A dimostrarti ingrato,
     Quand’ella in te si specchia
     Dille ti prego alhora
     Deh Ninfa habbi pietà di chi t’adora.


MAD. LXXV.


M
Orte uccider volèa

Nisa leggiadra, quando
     Amor, che ne’ begli occhi suoi sedèa
     Gridò Morte non far, non far, perch’io
     Ancido saettando
     Mille Amanti ad ogn’hora.
     Amor sì disse. alhora
     Frenò Morte il desio
     Dicendo hor Nisa viva
     Se tanti Amor per lei di vita priva.


SONETTO CXXXI.


H
Or che pieno d’ardor fremendo rugge

Il celeste Leon Filli te n’ vai;
     E per te stessa pure intendi, e sai
     Com’egli i campi, e gli animali strugge.
Già di Liguria il vago suol non fugge;
     Onde seguir il tuo pensier potrai.
     Deh cedi à lui, che con gli ardenti rài
     Avido il sangue da le vene hor sugge;
E se pur fisso hai di partir, almeno
     Questo schermo a l’arsura ancor che lieve
     In don prender da me non ti sia greve;
Ed ella. ah ben mi porgi ò mio Fileno
     Riparo incontr’al Sol, che ’n Ciel risplende,
     Ma dal Sol, c’hò nel cor chi mi difende?


K     3          SO-