Pagina:Rime (Andreini).djvu/202

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Io ben dolce credèi l’amar talvolta,
     Ma poi che sciolto ho da quest’occhi il velo
     La falsa opinion dal cor s’è tolta.
Chiunque avampa d’amoroso zelo
     Speri anzi di veder, che uscir di pena
     Senz’acqua il Mare, e senza stelle il Cielo.
Annoda l’alma Amor d’aspra catena,
     E soffian sempre, ove l’iniquo stassi
     Venti contrari a la vita serena.
Per lo sentier d’Amore à morte vassi.
     Miseri Amanti egli v’asconde il calle
     Di gir al Ciel con gloriosi passi.
In questa bassa, e tenebrosa valle
     Vi nutre di piacer vano, e fallace
     Per farvi al bel desìo volger le spalle.
Il senso inganna, il cor ardendo sface,
     Tal è sua usanza dispietata, e dura
     Nemica naturàlmente di pace.
Riposo, e libertà vi toglie, e fura,
     E vi costringe à trar da gli occhi un rìo
     Quand’è ’l dì chiaro, e quand’è notte oscura.
Spegnete la sua face ne l’oblìo,
     Ch’egli vi pasce, e no’l vedete (ahi folli)
     Di sospir, di speranza, e di desìo.
Mentr’io pur come voi seguirlo volli
     Vissi morendo in una viva morte
     Con gli occhi di dolor bagnati, e molli.
Quante volte n’andai gridando forte
     Di piaggia in piaggia, e d’una in altra riva
     O bel viso à me dato in dura sorte.
Ahi che mentre d’amor l’alma bolliva
     Soffersi inutilmente tant’affanno,
     Che ’ngegno, ò stil non fia mai, che ’l descriva.


Chi