Vai al contenuto

Pagina:Rime (Andreini).djvu/296

Da Wikisource.
284

Facciati del suo foco interno fede
La cenere del volto.
Un lustro è già, ch’ei t’ama, e non se n’ duole.
E tù novello ardor sì antica fiamma
Ostinata, dimandi?
Ahi che nascente amor poco tormenta.
Gala.Ecco, che pur confessi,
Ch’Amor tormenta l’alme.
Sò ben io, che non è tanto nemico
L’inutil loglio à le mature spiche,
Al vecchio tronco il tarlo,
Ed à le fredde nevi il Sol ardente
Com’è nemico Amor d’ogni vivente.
Flori.Amor non è nemico, ei vuol, che s’ami,
E sol legge è d’Amor l’esser amante,
E l’amar non tormenta,
Solo afflige l’amante
La crudeltà de la sua Donna amata.
Deh Galatea (comporta, ch’io ’l ti dica)
Se non ami Pastor sì vago, e bello
O se’ morta, ò se’ cieca, ò non hai core.
Ma certo non hai cor s’amor non senti.
Gala.Nasceran prìa le biade
Ne l’immenso Oceano,
Da l’occaso vedrem sorger il Sole,
Ed attuffarsi in Oriente il giorno,
Prìa trà le nevi, e ’l foco
Sarà continua pace,
E nuoteranno i pesci
Dov’han gli augelli il nido,
Che per esser altrui cortese, io sia
Dispietata à me stessa.


Non