Pagina:Rime (Andreini).djvu/298

Da Wikisource.
286

Veder non sò qual più porti nel volto
O l’amore, ò ’l dolore. ò Galatea
Se ’l Ciel benigno mai non discolori
De le tue belle guancie i vaghi fiori
Pria, ch’ei qui giunga, meco
Dietro à questo cespuglio ti nascondi,
Ed ascoltiam quant’egli dice intente.
Gala.Il tuo prego mi sforza à compiacerti.
Nascondiamoci dunque.
 

Alcone Pastor solo.



O
Stelle al nascer mio,

O stelle al viver mio contrarie sempre,
Voi mi deste ad amare
Ninfa leggiadra sì, ma cruda tanto,
Che non cura il mio pianto,
E superba disprezza amor, e fede.
Nè sò ben come il Cielo
Tanto comporti il suo fastoso orgoglio.
Alma senza pietà se ’l tuo bel viso
Ad arder mi condusse
Mi condurrà ben tosto
Al fin de’ giorni miei.
Così tù sola di mia stanca vita
Sarai l’orto, e l’occaso.
Almen di queste membra
Sia feretro quel seno,
Ch’è tomba del mio core.
Ma se tù vivo mi rifiuti, hor come
Morto m’accoglierai?
Ahi che vivo, ne morto


Misero