Pagina:Rime (Andreini).djvu/312

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300 TAVOLA.
Perche Nisa mio ben, perche mia vita  131 
Poiche fin qui trà noi partimmo il bene  133 
Piansi gran tempo, ed hebbi il cor piagato  177 
Per te non fia, ch’io più m’adorni, e terga  188 
Poscia, ch’io non son più d’Amor seguace  192 
Pria, che s’armi Madonna à vostri danni  193 

Q

Qual ruscello veggiam d’acque sovente 
Questa, che nel mio cor doglia sì serra.  11 
Quando fien del mio cor salde le piaghe  14 
Quando sdegno gli sproni aspri, e pungenti  26 
Qui solitaria vivo, se pur vita  27 
Quì del bel guardo il vivo ardor m’assalse  28 

Al Sig. D. Carlo Doria.

Qualhor ti veggio al duro aspro governo  41 
Qual travagliata Nave io mi raggiro  44 
Quando alluma nascendo il Sol la terra,  49 

Al Sig. D. Girolamo Centurione.

Qual Fenice sarà, che l’auree piume  55 
Quanto me stessa alhor (lassa) ingannai  83 

Al Sig. Duca di Parma.

Qual m’agita furor? qual ne la mente?  113 
Quì dove risplendean Teatri, e scene  113 

In morte della Sig. Laura Guidiccioni Lucchesini.

Quanti trofèi già d’arme vaga, e quanti  124 

Sopra ’l sepolcro del Sig.Cavagliero Gio.Bologna Scultore

Questi avvivando i duri bronzi, e i marmi  128 
Quella, che ne’ vostr’occhi fiamma io scersi  129 
Quegli, onde l’alma è già da me divisa  133 
Quando le chiome fiammeggianti, e bionde  147 
QUel volto, ch’io sospiro, quel bel volto  150 
Quando le chiome havran perduto l’aura  154 

Alla