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Alhor novo Arione in mezo à l’onde
     Canterò de’ tuoi fatti eccelsi, e divi.
     Ma dove son? qual pur m’inganna errore?
Basso stil troppo offende alto valore.
     Tù sol de le virtù, che’l Ciel t’infonde,
     Tù, che Cesare se’ ragiona, e scrivi.


SONETTO LIX.


I
O che già vidi in me quegli occhi ardenti

Soàvemente lampeggiar d’amore,
     E mille uscir di quel bel seno fuore
     Ver mè pur mossi alti sospir cocenti
Posso mirarli ad altro oggietto intenti
     Ricever nova piaga, e novo ardore
     E non morir? ò di nessun valore
     Nel gran Regno d’Amor cure, e tormenti.
Come per doglia il core hor non s’impetra?
     Come non parte l’alma afflitta, e mesta
     A così acerba, & odiosa vista?
Prenda Morte uno stral da la faretra
     Se ’l duol non basta, e me tolga da questa
     Vita di morte assai più dura, e trista.


ALLE BELLISSIME GENTILDONNE

di S. Pietro d’Arena.


SONETTO LX.


A
Che tardate neghittosi amanti?

Ecco quanta chiudèa la terza sfera
     Quì fiammeggia Beltà, quì gioia vera
     Move da’ vaghi angelici sembianti,


Quì