Pagina:Rime (Cavalcanti).djvu/27

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Sonetto:

...che ’n forza tutta se’ di crudeltate
e tua dolceza non credo che vi vaglia
ch’i’ veggio ch’è sbandita umiltate.

Ben di raro nelle rime di Guido manca ogni speranza di mercede e la donna sua, pur essendo disdegnosa, mai è priva di quella umiltà dolcissima, che invece manca sempre nelle rime di Jacopo: la disperazione del disinganno e della crudeltà femminile pervadono la ballata come i tre sonetti riportati dal codice Chigiano.

L’altra ballata è nei codici Ca. Lc. Pa. Cb. e nella edizione Giuntina del 1527. Cb l’ha nella sua prima parte che è discendente da la Giuntina. Resta quindi a discutere l’origine di questa, la quale origine si ritrova in Lc o in un parallelo di Lc. Può sorgere un dubbio: - Perchè Giunt. diede al Cavalcanti questa ballata e non la precedente che pur trovavasi in Lc? e perchè essa non è data dai codici ricordanti il Bembo o Brevio? - Notiamo ch’essa si trovava nel Libro Reale1 secondo la tavola del Colocci dataci dal Monaci2 e vi si trovava con altre rime di Guido in questo ordine:

L. Reale - 1. 2. Io vidi. 3. 4. 5. 6. 7. 8 - Canzoni 9. 10. 11.
Cap2 - La 7. 8. 6 - Canzoni 9. 10. 11. 4. 5. 3. -. -. 2.
Lc - 7. 8. 6 - Canzoni 9. 10. 11. 4. 5. 3. -. Io vidi. Sol per pietà. - 2.
Ca - 7. 8. 6 - Canzoni 9. 10. 11. 4. 5. 3. -. Io vidi. Sol per pietà. -. 1. 2.

Si ha quindi una relazione continua. L’importanza che sempre fu data al L. Reale dimostra quanto esso fosse stimato e quanto diritto abbia a la nostra fiducia. Lo ebbe il Bembo3, che ebbe pure Va e fu forse dal confronto dei due codici che egli trasse l’esclusione della canzone filosofica. Forse dal L. Reale trasse la ballata anche la Giuntina. Quanto ai Bartoliniani, uniti ad un’origine simile a Ca, si può credere che anche Ca fosse noto al Bembo, onde la incertezza, per cui egli pensò di escludere ambedue le ballate; rimanendo invece in Bart. ed Ra la prima come proveniente dal Brevio: il che si desume da la rubrica di Bart. Resta ora a dilucidare la rubrica di Ca, dato che nella ballata4 nulla vi

  1. Vedi: Casini - Giorn. Stor. vol. III, 161-91. - Sopra alcuni mss. di rime del Secolo XIII. Molteni - Giorn. Filol. Rom. I, pag. 50-2.
  2. Zeitschrift für rom. phil. I, 378.
  3. Cian: Un decennio della vita di P. Bembo - Lœscher 1885.
  4. Lezione di Ca a f. 6.a.

    I’ vidi donne cho la donna mia
    non che neuna mi sembrasse donna
    ma son chessomigliavan la sua ombria
    già nolle lodo se non perch e l vero
    e non biasimo lei se m’intendete
    ma ragionando move un pensero
    a dir tosto mie spiriti morrete
    crude vegendo se me non piangete
    che stando nel penser gli occhi fan via
    allagrime del cor che nolla oblìa.