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Pagina:Rime (Cavalcanti).djvu/51

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dosi anche spiegare come egli abbia tenuto conto delle correzioni soltanto e mai della prima lezione, la quale egli, come erudito, doveva stimare al suo giusto valore.

Resterebbe quindi ultimo Cap¹, il quale è il più antico di questo gruppo. Non grandi differenze esistono fra Vc e Cap¹; ma Vc si avvicina a Cap¹ più che tutto nelle correzioni, le quali hanno un valore molto relativo, rappresentanti cioè di una mano erudita del sec. XVI: onde Vc resta nella sua origine a rappresentare già una inquinazione della lezione più pura e più genuina data da Cap¹. Confrontando quindi a parte le lezioni di Ver e Cap¹ si vedrà che in Ver si manifesta una correzione continua, ora legittima, ora arbitraria: il che non verrà a provare che precisamente su Cap¹ sia stata condotta la lezione di Ver; ma soltanto che Cap¹ è per noi il rappresentante più prossimo di un cod. x originario di Ver. Le correzioni infatti di Ver o sono mutazioni che attestano un’epoca più erudita di classicismo1 fra la formazione sua e quella di Cap¹, o sono abbandoni di scritture più antiche volgari2 e di forme glottologiche primitive3, o finalmente correzioni dei luoghi dove il significato più difficilmente si desumeva4. Queste ultime in parte sono suggerite da l’uso comune degli altri cdd., in parte sono opera dell’interpetre stesso5 là dove Ver appare diverso da tutti gli altri mss., in parte sono rammende di errori evidenti 6 di Cap¹, onde anche su tal guida si può stabilire in quali luoghi Cap¹ sia difettoso.

Escludendo quindi definitivamente Vc7, noi abbiamo fino ad ora potuto stabilire che Cap¹ rappresenta (salvo i suoi errori evidenti) il più antico e più puro esemplare di questo gruppo, che il Verino si servì di un esemplare simile

  1. huom per om, l’uso dell’h nelle forme del presente indicativo del verbo avere, il mantenimento dell’u tonica in sua per soa, l’uso del ph per f: ed anche: obscuritate per oscuritate, potentia per potenza, sapere per savere, coperto per coverto, etc. Vedi a tale proposito: N. Caix - Le origini della lingua italiana.
  2. Così lo scioglimento di alcuni raddoppiamenti: e sì per essi, e se per esse. Queste forme raddoppiate sono usatissime nei 61 sonetti del Vat. 3793.
  3. Il dittongamento di e, o toniche: per es.: - niega, viene, mantiene, huom, muove - mentre in Cap¹: - nega, vene, mantene, hom, etc. - Così pure per le forme arcaiche: canoscente, canoscenza - l’uso di conoscente, conoscenza: e l’ammissione dell’iato regolarmente evitato nelle prime età, per es.: possibile intelletto per possibilentelletto, la intenzione per lantenzione, fusse impedita per fossinpedita, che in per chen. Vedi pure: Caix - op. cit.
  4. Esempi: v. 5 - ed al presente                    per - ed a presente
                     » 25 - perchè la qualitate               »    perchè da qualitate
                     » 28 - si chei non puote                 »    si che non puote
                     » 53 - om che no ’l prova               »    om che lo prova
                     » 60 - non già selvagge le beltà    »    non già selvagge la beltà
                     » 66 - dunque egli è meno             »    dunquelli meno
                     » 69 - dice degno in fede               »    dico degno in fede etc.
  5. I già citati versi: 25, 53, 69.
  6. Esempi:
    v. 10 - Cap¹: possa                                          - Ver: posa
     » 38 -   »     oppita                                          -    »    opposita
    » 40 -  »     non po dire hom ch’agia vita -   »    per sorte non può dire huom ch’aggia vita.
  7. Anche per il v. 24, ove Mn mantiene l’evidentemente originale: pesanza di Cap¹, e Vc porta il possanza, facile rammendamento accolto da quasi tutti i codici di ambedue i gruppi, non esclusi Ml, Mk mss. secondari del Verino. Il possanza era di ben più facile interpetrazione.