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II.
Se unqua fu neun, che di servire
acconcio fosse ben lo suo volere
'a ciaschedun secondo su' podere,
sì son' io un di quei che v'à 'l desire
e ch'amerei innanzi di morire
che di nò dir, faciendone spiacere
di cosa, in ch'io potesse mantenere
l'amico a me senza farlo partire:
sì ch'ubbidir' talora mi convene
però di dir che non m'è bene in grato:
ma '1 fo per la ragion davanti detta.
Onde se non è l'opera perfetta,
tutto ch'i' non mi sia però scusato,
ricordo '1 fallo ch'i' conosco in mene. 1
III.
Perfetto onore, quanto al mi' parere,
non puote avere — chi non è soffrente,
né fra la gente — acconcio capere
poi che tenere — vi si vuol possente:
né non neente — d'umiltà savere,
onde 'l piacere — vene a chi la sente,
perchè '1 saccente — briga a suo podere
di sé tenere — lungi a lui sovente:
ed è piacente — in ciò la sua usanza,
che costumanza — non seria già bona
lui di persona — ch'ave per pietanza
noia e pesanza — ina voglia e somona 2
quel cui dio dona — onor e baldanza
e per leanza - del sofrir corona.