Pagina:Rime di Argia Sbolenfi.djvu/148

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114 rime di


E se zefiro alcun non va temprando
     de ’l sol le vampe con la sua carezza,
     il serico flabel l’aure agitando
                         20copia la brezza.

Ivi, gettando allor la tenue vesta,
     pudicamente ignuda io volgo il passo.
     Disciolto il crin da l’apollinea testa
                         24fluisce a ’l basso;

fluisce e lambe il tergo mio che mostra
     callipigie beltà che il sole ignora...
     Onde, apritemi il seno! ecco la vostra
                         28dolce signora!

Io non t’invidio il fior de ’l corpo bianco,
     o de le ciprie spume eterna figlia,
     se a l’ concavo sedil concedo il fianco
                         32come a conchiglia.

Onde apritemi il seno! ecco, m’assido
     su ’l metallico trono... ecco m’affondo,
     e la parte di me che lascia il lido,
                         36cala ne ’l fondo,

ove, strisciando con l’esperta mano,
     detergo il lezzo a le inquinate membra.
     Mormora l’onda ed il suo picciol piano
                         40il mar mi sembra,