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Pagina:Rivista Minima, 1876.djvu/16

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8 RIVISTA MINIMA

scrutatore, ma sereno. Da tutta la sua persona traspariva l’onestà e la fermezza del carattere: era uno di quegli uomini che perderebbero la vita piuttosto che transigere col proprio dovere. L’epiteto di vecchio gli veniva dato non per la sua età, giacché egli aveva poco più di quarant’anni, ma perchè eravi nel paese un secondo dottore, laureato da poco e contrassegnato col nome di dottore nuovo.

Al vederlo i radunati vollero per delicatezza mutare discorso, ma in breve si ristabilì il silenzio che dominava in principio di sera.

Le cagioni per cui quel delitto avea tanto commosso i maggiorenti radunati nella farmacia e tutti i terrazzani, erano parecchie. La prima stava nella natura stessa dell’assassinio atrocissimo; la seconda nell’essere stato consumato su un forestiere, temendo che per ciò i forestieri fossero distolti dal venire al villaggio, e ne patissero i fiorenti mercati del mercoledì; la terza bisognava rintracciarla nel reo.

Cecco non aveva mai avuto a che fare colla giustizia, e, sergente nell’artiglieria, a Novara s’era meritata la medaglia al valore militare. Tornato a casa aveva preso moglie, abitava colla vecchia madre, ed era stato per un paio d’anni il modello dei figli e dei mariti, finché non gli si infiltrò nelle ossa il peggiore dei vizi, quello del giuoco. D’allora nella sua famigliuola non vi fu più pace: egli aveva promesso cento volte di non più toccare le carte, ma senza mai mantenere la promessa. Il giorno dell’assassinio aveva perduto, nell’osteria di un villaggio vicino, tutto il denaro che gli doveva servire di scorta per l’inverno che s’avvicinava, più cento lire sulla parola.

Ritornava verso casa cupo, straziato dai rimorsi e dalla rabbia, quando a un punto ove la via s’innoltrava in un bosco di castagni scoperse, venire alla sua volta un ricco negoziante di buoi.

L’idea di assassinarlo gli si presentò tosto al pensiero; non cercò neppure di scacciarla, tanto era fuor di sè pel ricordo dei danari perduti, e per lo sgomento dell’imminente miseria. Si nascose da un lato della via, con una corda che aveva in tasca fece un nodo scorsoio, e quando il negoziante fu vicino gli balzò addosso e lo strangolò.

Per un mese non si parlò d’altro che di Cecco e del negoziante assassinato: poi il terrore si calmò, ma quel giorno era risorto essendosi il Tribunale recato a fare un’ultima visita sul luogo delitto.

(Continua) G. C. Molineri.




LIBRI NUOVI




Nuovi versi di Naborre Campanini. (Stefano Calderini editore Reggio nell’Emilia).

Son come i cigni anco i poeti rari,
Poeti, che non sien del nome indegni.

Questi versi che l’Ariosto scriveva del suo, noi potremmo ripetere del nostro secolo, nel quale gli studi scientifici e industriali hanno posta quasi in bando assoluto la Poesia. La quale, però, trova sempre qualche pietosa e riverente persona che la raccoglie, e la rianima di nova vita.

Quando si leggono i versi di questo giovine e fortissimo ingegno, non si può, nè si deve, disperare che la poesia - la vera poesia - non torni a fiorire