Pagina:Rivista d'Italia, Anno VI, Fasc. VI.djvu/55

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il passo 933


Quand’essi arrivarono, attraversando di corsa una valletta, Giovanna era presso a perdere i sensi. Ella giaceva con un mortale abbandono, e i fiori ranciati dell’arnica le si erano sparsi dintorno.

Gilio rimase alcuni secondi indeciso, ma ella avvertì subito la sua presenza, ebbe la forza di mormorare:

— La vipera... in un piede...

L’Argenti allora si mise in ginocchio accanto a lei, esaminò delicatamente la ferita e strinse il legacciolo; poi, accostandole alle labbra la zucca colma d’acquavite, che portava per precauzione alla cintura, la supplicò di bere, ed ella ne inghiottì una parte, senza esitare, come fosse acqua fresca. Poco appresso i due giovani la sollevarono ritta e la sostennero sotto le ascelle per costringerla a camminare.

Giovanna si lasciava portare come un automa, con la testa penzoloni, con lo sguardo perduto, ma nel suo disperato desiderio di salvarla, Gilio non desisteva dal pietoso intento, e solo dopo lunghi sforzi gli riuscì di raggiungerlo.

Molta gente ere accorsa dalle vie e dai casolari sparsi con rimedi e consigli: la comitiva si veniva ingrossando, parecchie donne circondavano l’inferma, a cui tornava a poco a poco, con la facoltà di muoversi, una vaga conoscenza delle cose. Non una parola le era ancor uscita dalle labbra, ella sentiva soltanto un gran bisogno di quiete e di riposo; aveva inghiottito senz’avvertirne il sapore, alcune goccie d’ammoniaca e mezzo fiaschetto di rhum; all’avvelenamento del morso succedeva la penosa ebbrezza dell’alcool, e le sue idee tornavano a confondersi.

Gilio l’accompagnò fino sulla soglia della casetta e si tenne in disparte, per cedere il suo ufficio al medico ch’era sopraggiunto e che non trovando più da far nulla si limitò a raccomandare la sospensione di quell’eroica cura.

Giovanna non provava che un irresistibile desiderio di solitudine, ma le donne ch’erano con lei insistevano ancora perchè si muovesse, continuavano ad offrirle il cognac che aveva mandato un signore del paese. E com’ella si mostrava recisa nel rifiuto, si passarono l’una all’altra la bottiglia, portandola per turno alla bocca finchè fu tutta vuotata. La parlantina divenne generale. Giovanna si sentiva assordare da quelle voci e non capiva che una frase sola che le venivano di tratto in tratto ripetendo: