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il passo | 935 |
— Morto? mica morto?...
Il contadino affermò con un cenno rude della testa.
Giovanna cadde in ginocchio presso al focolare, si prostrò tutta nel suo abbattimento, toccandone le pietre con la fronte in fiamme.
Due tre donne accorsero ai suoi singulti, la notizia si sparse; l’atto di decesso era giunto dal Municipio di Breslavia col mezzo del Consolato austriaco ed era accompagnato dal passaporto di Maurizio e da altre carte di sua proprietà.
La casetta si riempì a poco a poco di gente: chi accorreva per curiosità, chi per sentimento.
Giovanna pregò tutti di allontanarsi. La solitudine era già divenuta per lei una cara compagna. Ella si chiuse nella sua camera, sedette accanto alla culla e vi rimase tutta la notte. Mai le si era affacciata così chiara alla mente la trascorsa vita. Indarno ella si studiava di cercare in quel passato qualche dolce ricordo; il suo martirio di cinque anni confermato con l’abbandono e con l’oblio, non poteva avere che una persistente asprezza di memorie. Ella insisteva con una strana compiacenza sulle parole più tristi, sugli atti più brutali, sulle ore più terribili, come se il suo dolore vi trovasse ristoro e conforto, ma, ad onta di questo, un grande desiderio la struggeva di sapere se suo marito s’era sovvenuto di lei, delle sue creature, s’era morto in buoni sentimenti e in grazia di Dio. E immaginò di ricorrere alla maestrina del paese che conosceva un po’ di tedesco, affinchè scrivesse, per queste informazioni, al direttore dell’ospedale.
Soltanto all’alba, quando, sulle dolomiti eccelse, apparve come un vago tremolìo la rosea luce dei primi raggi solari, ella si scosse e s’affacciò alla finestra che dava sul piccolo orto. Un profumo amarognolo le alitò in volto insieme con l’odore aromatico della salvia e del ramerino. Ella protese nel vuoto le braccia stanche e si sollevò sulla pallida fronte i riccioli scomposti dei bei capelli bruni.
La mattina era fresca assai e un’allegrezza gentile di primavera veniva dallo sfondo luminoso dell’alpestre paesaggio, dai prati verdi, dai ciliegi selvatici tutti bianchi di fiori. Un pastore suonava il corno chiamando le capre a raccolta, un fringuello cantava senza posa sulla siepe dell’orto.