Pagina:Rivista delle tradizioni popolari italiane, Anno I, 1893.djvu/12

Da Wikisource.
6 rivista delle tradizioni popolati italiane

conto delle sole minoranze conquistatrici e dominatrici; strana la leggerezza con la quale si è quasi sempre guardato alla superficie delle cose, agli avvenimenti esterni, straordinari e individuali, senza tenere conto delle masse, della vita collettiva e permanente dei popoli, che le vicende della storia ufficiale, generalmente, scuotono e trasformano assai poco.

Noi ne possiamo ancora vedere la prova ai dí nostri. Nessun secolo, come il nostro, con mezzi che hanno del portentoso, ha operato piú profondamente per distruggere nel popolo i caratteri individuali; la vita parlamentare, la libera stampa, il suffragio universale, P istruzione obbligatoria, T emigrazione, la luce del gas, poi la luce elettrica, le ferrovie, il telegrafo, i congressi, i grandi eserciti nazionali, hanno recato profonde alterazioni nell’odierna vita sociale. E pure, non sono riusciti per nulla a spostare in alcun paese la fisionomia tradizionale delle razze. Ora è molto singolare che, nel tracciare la storia del passato, si faccia così buon mercato dei fondi tradizionali. Perché è sorto l'impero romano, si vuol vedere subito in Italia tutta una gente romana. Perché scendono in Italia duecento mila armati Longobardi, si vede, per due secoli, nella storia italiana, tutta un’Italia longobarda, come se tutto il resto degli Italiani avesse cessato improvvisamente di vivere; e a traverso i molti domimii stranieri, dei quali la patria nostra sopportò il peso, si ve* dono quasi soltanto i signori, come se il popolo non avesse più esistito, e, ad ogni nuova signoria, si fosse trasformalo ad immagine dei nuovi signori. In tal modo, siamo arrivati all'Italia una e costituzionale, e ci facciamo anche noi l'illusione che i soli deputati ed i loro elettori siano tutta intiera la nazione italiana, e che a traverso il prisma della politica e un po’ del giornale che la segue, debba passare tutta la nostra storia contemporanea. Quale grave errore! quale funesta illusione! e come il popolo avrebbe diritto di burlarsi di noi, se sapesse quale governo se ne fa generalmente nella storia.

I dominatori impongono, per lo più, al popolo la loro lingua ufficiale, e, per mezzo delle leggi e del costume signorile, creano un certo abito di vita esterna, che dispone ogni paese ad una certa uniformità servile; ma, come essi non possono alterare il profilo, le sembianze, i caratteri fisici