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RIVISTA

delle

TRADIZIONI POPOLARI ITALIANE


Anno I. 1° dicembre 1893. Fascicolo I.


LA TRADIZIONE POPOLARE ITALIANA1




Dopo alcuni mesi di lavoro incessante e febbrile, ma con la mente serenamente diretta ad un alto segno, nel nome augusto della nostra graziosa Sovrana, alta e benigna protettrice di questa nostra Società, tutta intenta a cose patrie, io do lieto principio all’opera meditata.

Ma, innanzi d’incominciare, mi preme rendere un saluto riverente ai grandi illuminatori della via che vogliamo ora insieme percorrere,, tra i quali, insigni maestri, per ordine di tempo, pur tacendo di alcuni morti gloriosi, io debbo segnalare alla vostra riconoscenza due storici venerandi: Cesare Cantò e Gabriele Rosa che hanno primi in Italia, dopo il Tommaseo, avuto sentore del movimento dei nuovi studii geniali, presentiti in Germania dal genio universale di Goethe ed iniziati dai lavori dei fratelli Grimm. Essi hanno primi riconosciuta l’importanza della tradizione popolare nella nostra storia. Quindi a Costantino Nigra che alternò sempre le alte cure di una vigile e prudente diplomazia con le piú eleganti discipline letterarie ed avviò scientificamente le indagini storiche sul canto popolare italiano; al dottor Giuseppe Pitrè, operoso e sapiente esumatore delle tradizioni popolari siciliane e direttore, col dottor Salomone Marino,

di un archivio tipico di demo-psicologia; a Graziadio Ascoli,

  1. Discorso inaugurale della Società Nazionale per le Tradizioni popolari italiane sotto l'alto patronato di S. M. la regina Margherita, letto nell'aula magna del Collegio Romano il 20 novembre, genetliaco di S. M. la Regina.