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244 | rivista delle tradizioni popolari italiane |
Qui si deve accennare chiaramente il colore del pelo della bestia, il suo segnale e il nome del padrone a cui appartiene.1
Nel dire queste parole, la persona che le recita si colloca possibilmente con le spalle rivolte a una macchia di rovi. Pronunciate le parole, si rifà il segno della croce e sempre con la schiena verso il rovo ne spicca una fronda a manos per secus, cioè con le mani indietro, e la butta via lontano sempre alle sue spalle, in modo che non la veda.
In mancanza di rovo o di qualche altro cespuglio spinoso, si può compiere questa cerimonia con due manciate di polvere.
Oppure si fa così.
Dopo il segno della croce si dice:
Comente est iscuttu su frore ’e su rubu e dess’ispina, gai iscudat su sorde de custa bestia. | Come è caduto il fiore del rovo e delle spine così cada il verme di questa bestia, ecc. |
S’indica il pelo, il segno, il padrone e il membro dove ha i vermi.
Ciò si ripete per tre volte, poi si prende un pugno di polvere e si rigetta violentemente per terra.
Infine si fa tre volte il segno della croce.
Col nome generale di rusta si indicano gli uccelli e tutti gli animali nocivi — volpi, cinghiali, lepri, ecc. — che divorano l’uva, le piantagioni e le frutta. Per tener lontana la rusta dalle vigne si recitano questi berbos:
Su cane ardente, non d’appau in mente, toccare robba mia, in custu monte violente inie ti balles solu, non d’appas cossolu, de sa robba mia. |
Il cane ardente, non abbi in mente (non ricordarti) toccare roba mia, in questo monte violento, là ti balli solo, non abbi consolazione della roba mia. (Cioè non possa approfittartene). |
Questi berbos servono anche per impedire alla volpe di rapire i porcelletti, gli agnelli e i capretti. Anzi io credo siano appositamente per ciò perchè robba più che roba vuol dire greggia.
- ↑ Questa cerimonia si chiama Iscuder su sorde (Battere, distruggere i vermi).