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RIVISTA

delle

TRADIZIONI POPOLARI ITALIANE


Anno II. 1° Gennaio 1895. Fascicolo II.


FOLK-LORE ALBANESE (Vedi fascicolt precedente) Rispondo subito al gentile invito del nostro Direttore di riscontrare le usanze degli Albanesi d’Epiro, raccolte dal dot tor Pisko, con le nostre albanesi d’Italia. Talune le conser viamo intatte, altre sono diverse, e parecchie non esistono più tra noi. A maggior comodo de’ lettori le riscontrerò enume rate, tralasciando quei numeri nei quali nulla abbiamo da con frontare. 1. Il neonato, appena venuto alla luce, si lava con vino fresco, o tiepido, secondo la stagione, per rinforzargli le ossa: gli si tira il nasino, acciò gli cresca dritto; e gli si comprime destramente il cranio, dalla fronte alla nuca, per evitare che il capo venga a zapparella; ed, ogni volta poi che si fascia, lo si prende pei piedini uniti insieme, e si penzola colla testa in giù, perchè cresca dritto della persona. 2. Per gl’infanti malati si usano tre metodi di cura. Prima si cerca la sede del morbo, quasi come in Epiro, coricando il bimbo alla supina e congiungendogli dietro le spalle il piè dritto colla man sinistra e poscia la man dritta col piè sinistro; se la manina non raggiunge il calcagno, ed il bambino strilla per dolore, è segno che l’è tx>Uo (i kèputur) ed il rimedio è pronto, doppio ed infallibile. Alcuni mettono sulla brace delle foglie di cavolo, e, quando le vedono trasudare, le rimuovono, vi tol gono la soprastante pellicola, ammorbidiscono le parti più dure, le spalmano ben bene, la madre vi spreme su un po’ di latte, e, colle foglie così preparate, si fascia il corpicino dell’infante. Tale operazione si rinnova ad ogni sei ore; ma, nel dì seguente, la guarigione deve venire. Altri, invece, pestano della ruta, che impastano col latte della stessa madr.e, e l’applicano, ad empiastro, sul torace e sulle Rtv. Trart. pop., Tol. II. G