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collaborazione intelligente di una schiera di giovani volonterosi, alcuni dei quali lo aiutavano nelle indagini sperimentali, mentre altri (studenti, soldati ecc.) prestavano il loro corpo come oggetto di esperimento.

Naturalmente la più grave difficoltà che dovè superare fu, in parte il pregiudizio, scientificamente sanzionato dai fisiologi i quali prima di lui avevano studiato il problema della nutrizione dell’uomo, che a mantenere il bilancio giornaliero dell’azoto (eguaglianza fra l’azoto introdotto con gli alimenti e quello eliminato nell’urina e nelle fecce) fossero necessarii non meno di 100 a 134 e più grammi di proteici puri (e quindi una quantità tre volte e mezzo più grande di carne) al giorno, e in parte l’abitudine in tutti noi inveterata d’un’alimentazione eccessivamente e inutilmente ricca di proteici. Per intere generazioni, infatti, gli uomini essendosi assuefatti a questa dieta proteica eccessivamente grande, si comprende che, quando incominciano a diminuirla, avvertono come un languore, una debolezza per il loro organismo, e credono che sia necessario tornare alla dieta primitiva. Chittenden invece ha dimostrato che perseverando nella dieta carnea ridotta, e soprattutto riducendola gradatamente, non a un tratto, si finisce per adattarvisi e abituarvisi benissimo; e non solo si dilegua quel primo senso di debolezza, ma il corpo acquista maggior vigore, si trova sempre disposto al lavoro, e si finisce per avvertire un benessere generale superiore a quello di prima. È dunque un pregiudizio che il nostro vigore fisico e mentale, la nostra resistenza alle malattie ecc. siano aumentati da un’abbondante dieta carnea. Al contrario! Siccome i prodotti intermedii del ricambio dei proteici sono eminentemente tossici, quando s’introduce giornalmente una quantità troppo grande di carne, col sangue circolano per l’organismo una grande quantità di quei prodotti, che attossicano specialmente il sistema nervoso. Ed è appena necessario aggiungere che per digerire tutti i proteici, e per trasformare e rendere innocui i prodotti intermedii del loro metabolismo, e per eliminare per i reni tutta l’urea e l’acido urico che da essi si forma noi impieghiamo una enorme quantità di lavoro ghiandolare, che è a scapito della funzione dei tessuti più nobili, quali il muscolare e il nervoso.

Chittenden ha potuto ridurre, in sè stesso, la quantità giornaliera di azoto alimentare a poco più di 5 grammi, e cioè a grammi 0,1 circa per chilogramma del proprio peso corporeo, senza minimamente soffrirne, continuando sempre a lavorare nell’esecuzione appunto di queste ricerche e nel dirigere quelle dei suoi collaboratori, senza diminuire di peso, conservando tutta la potenza delle sue facoltà psichiche e il vigore del suo organismo. E nel maggior numero dei giovani sottoposti alle indagini speri-