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costituiti sempre dalla stessa massa irradiante, mentre invece in essi si succedono masse sempre diverse, che vengono dagli strati più profondi a sostituire quelle che per irradiazione si sono raffreddate oltre il limite compatibile coll’equilibrio e che quindi si sprofondano. Noi verifichiamo continuamente questo continuo processo di ricambio di massa e di calore nei laghi e nei mari. In tali condizioni è difficilmente concepibile la formazione di una crosta superficiale; se questa si forma sulle masse d’acqua o di ghisa fusa per il raffreddamento superficiale, ciò è dovuto al fatto che l’acqua e la ghisa solidificando si dilatano, e quindi diventano più leggere del fluido sottostante. Noi sappiamo invece che quasi tutti i materiali costitutivi della crosta terrestre solidificandosi si contraggono, e quindi appena consolidati alla superficie del proprio magma liquido o gasoso dovrebbero sprofondarsi. La teoria nebulare non porta quindi necessariamente a quelle conclusioni, che Arrhenius ha creduto di ritrarne, per giustificare la sua ipotesi di una temperatura interna elevatissima, immensamente superiore a quella che la Spettroscopia ci permette di determinare nel Sole.

Determinando col delicatissimo strumento di Langley, il bolometro, l’intensità della radiazione nei vari punti dello spettro visibile e invisibile dato da una sorgente luminosa, si è trovato che questa intensità è massima in un certo punto, definito da una determinata lunghezza d’onda, e che questa lunghezza d’onda di massima intensità è inversamente proporzionale alla temperatura assoluta della sorgente.

Si ha quindi modo di determinare la temperatura di una sorgente luminosa, determinando nel suo spettro la posizione di massima intensità radiante; così la temperatura del Sole sarebbe stata determinata di 5880° assoluti, ossia circa 5600° C. Questa deve intendersi la temperatura di quello strato solare che dà lo spettro continuo, cioè della Fotosfera, che rappresenta in certo modo la superficie del sole, solida o liquida, o anche gasosa, ma sotto pressione fortissima. Infatti su di essa gravitano lo strato invertente, che dà le linee d’assorbimento dello spettro, la cromosfera e la corona.

Come si può ammettere che la Terra abbia conservato una temperatura misurabile a centinaia di migliaja di gradi, quando nel Sole, che ha una massa tanto maggiore e in cui dobbiamo, secondo la teoria nebulare, riconoscere il prodotto