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Pagina:Rivista di Scienza - Vol. I.djvu/347

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il valore didattico della matematica 337

fornivano spiegazioni più grossolane, o più antropomorfiche, rispetto a quelle che la scienza oggi sia in grado di dare. Per evitare pericolose illusioni o delusioni, atte a generare il misticismo o lo scetticismo, debbono i giovani tener presente ciò che la scienza può insegnare, e ciò che da essa non è lecito pretendere. Debbono essi ricordare che la grandezza della scienza non consiste già in una perfezione, che è irraggiungibile e priva di senso, ma in una illimitata perfettibilità.

La conclusione di questo scritto, già troppo lungo, risulta spontanea dalle cose dette. Ma vi è un’altra conclusione più larga, la quale sorpassa i limiti dell’insegnamento scientifico, e si estende a tutto l’ordinamento dello nostre scuole di cultura generale.

Lo scopo precipuo che l’insegnante deve proporsi non è quello di dare ai giovani una indigesta ed effimera erudizione, bensì di educare armonicamente tutte le varie attitudini dell’intelligenza, risvegliando le assopite, e disciplinando le esuberanti. Le maggiori cure egli dovrà poi dedicare alla facoltà più nobile, la fantasia creatrice, che risulta da un felice accordo dell’intuizione con lo spirito di osservazione. Mancherà il tempo per estendere la cultura? E che importa? Le sole nozioni che la mente sappia conservare sono quelle che essa è adatta a ricevere, o quelle (oserei dire) che essa è in grado di procurarsi da sè.

Preparare il terreno è la cosa essenziale. La natura è tutta piena di germi fecondi. Se il terreno sarà fertile, non tarderanno a sbocciare i più mirabili fiori.

G. Castelnuovo

Prof. all’Università di Roma


  Anno I - I 22