Pagina:Rivista di Scienza - Vol. II.djvu/204

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
196 rivista di scienza

Se fosse soltanto l’adattarsi dell’organismo via via in ciascun istante alle circostanze esterne continuamente mutabili, il mondo inorganico stesso ci presenta tali e tanti casi più o meno consimili di adattamento, che la natura organica e l’inorganica non ci apparirebbero certo per questo sostanzialmente diverse fra loro. Ogni sistema fisico-chimico, infatti, disturbato che sia nel suo equilibrio dinamico da fattori esterni, tende a ricomporsi in un equilibrio dinamico nuovo, ad «adattarsi» a queste circostanze esterne mutate.

Nessuno, p. es., oserebbe entusiasmarsi della capacità di adattamento allo scopo, della «Zweckmässigkeit», dell’acqua corrente di un fiume, il cui rigurgito si eleva a monte delle pile di un ponte precisamente di quel tanto necessario a che l’acqua acquisti sotto le pile, che restringono la sezione del fiume, un aumento tale di velocità da ricondurre l’efflusso allo stesso quantitativo di prima. Perchè qui è troppo evidente essere il fatto che la corrente non può fermarsi, non può cessare di effluire sempre nella stessa quantità, che riconduce a poco a poco il sistema, dopo un certo intervallo di tempo di non equilibrio, all’equilibrio dinamico nuovo. Ed è l’ostacolo stesso posto contro l’effluire normale dell’acqua che viene a produrre a poco a poco le condizioni, — l’aumento di livello a monte, — proprie a ristabilire un equilibrio dinamico nuovo, e atte, anzi, ad accelerare quella velocità stessa dell’acqua che pareva dovesse venirne ritardata.

Altrettanto dicasi dell’energia elettrica passante nel suolo da lastra a lastra metallica, infisse nello strato superiore del terreno e mantenute a differenza costante di potenziale, l’equilibrio dinamico della quale venga turbato, in seguito alla siccità dell’aria, da una troppo rapida evaporazione, rendente lo strato superficiale del suolo meno buono conduttore e obbligante l’energia elettrica stessa a passare per gli strati più profondi; o dell’energia chimica sprigionantesi dalla forte affinità di due elementi fra loro, nel caso che l’equilibrio delle molteplici reazioni, cui dà luogo la soluzione dei due composti che rispettivamente contengono i due elementi, venga turbato dall’abbassarsi della temperatura dell’ambiente che ostacoli e modifichi qualcuna delle reazioni secondarie in corso. Anche in questi casi, è il non potere non continuare a prodursi dell’energia elettrica o dell’energia chimica che fa sì, che l’ostacolo venga a creare esso stesso le condizioni atte a ristabilire l’equilibrio dinamico nuovo.

Per cui, se anche l’energia vitale, in determinati limiti di variazione dell’ambiente, non potrà arrestarsi, non potrà non continuare a prodursi, — e la tendenza, in determinate condizioni, all’auto-accrescimento della massa della sostanza vivente denota