Vai al contenuto

Pagina:Rivista di Scienza - Vol. II.djvu/271

Da Wikisource.

la natura del processo di soluzione 263


mazione di certi composti tra solventi e corpo disciolto».... «Ogni soluzione ci rappresenta una mescolanza, che risulta dall’unione del solvente con il corpo disciolto combinato al solvente stesso in determinato rapporto».

E questo, a grandi tratti, lo svolgimento cronologico della teoria del processo di soluzione, dal 1600 circa fino al 1887.


II.


Questo sguardo retrospettivo nella storia delle teorie che concernono il fenomeno di soluzione, mette in evidenza come, per ben due secoli durante lo sviluppo della Chimica, — che da semplice «arte di separare i corpi» era assurta a dignità di scienza qual’è ‚ oggi reputata in seguito ai suoi brillanti risultati, — la concezione di processo di soluzione, come di fenomeno subordinato ad una affinità chimica, si mantenne vittoriosa. Questo trionfare di una rappresentazione puramente ipotetica è per se stesso degno di nota, — ma esso ci apparirà ancor più significativo se noi prendiamo in considerazione i profondi mutamenti che in così lungo periodo di tempo subirono gli scopi, i metodi, le teorie e le applicazioni della Chimica. Noi non andremo errati, se ne ricaveremo come conseguenza: che la teoria chimica delle soluzioni si adatta perfettamente alle esigenze del pensiero e del concetto chimico, e costituisce quindi una parte organica della ricerca chimica. Il punto di partenza per questa teoria chimica delle soluzioni è nella dottrina dell’affinità. Questo nome designa la causa che genera i composti chimici e che li disfa. E non è forse ovvio ridurre ogni specie di reazioni delle sostanze chimiche ad una causa unica e far dipendere da una unica forza — l’affinità chimica — , così la combinazione di elementi chimici in nuovi composti, come le azioni reciproche che tra di essi anno luogo e quindi anche l’azione del solvente sulla sostanza che in esso si discioglie? E come nessun elemento può reagire incondizionatamente con gli altri, o con essi unirsi in quantità scelte ad arbitrio, così non ogni solvente può disciogliere qualsiasi corpo ed in qualsiasi rapporto, — nell’uno e nell’altro caso si manifesta una «affinità», che risponde anche a dei valori numerici. E perchè non dovrebbero unirsi chimicamente tra di loro solvente e soluto, formando per es. nell’acqua degli idrati? Tali composti molecolari più o meno