Vai al contenuto

Pagina:Rivista di Scienza - Vol. II.djvu/309

Da Wikisource.

il pithecanthropus erectus ecc. 301


sione di un organismo, che abbia subìto minori trasformazioni in confronto delle scimmie più elevate viventi e anche di certe fossili. Questa è pure l’opinione del Klaatsch, sebbene l’anatomico di Heidelberg — oggi professore di antropologia a Breslavia — non creda che si tratti del precursore dell’uomo, fornito di stazione eretta, come vorrebbe la denominazione. Egli dice che il femore è troppo diritto, manca anche di quella leggiera incurvatura che è tipicamente umana, e fa pensare piuttosto ai femori dei giovani gibboni, e anche a quelli delle scimmie americane, e con ciò si accorderebbe, secondo lui, la forma dell’articolazione del ginocchio. Però il Manouvrier, che studiò accuratamente questo femore, non notò nulla di tutto ciò. Virchow poi lo dichiarò assolutamente umano, mentre attribuiva a un altro essere, cioè a una scimmia, la calotta. La controversia è difficile a decidere, non essendo stati fatti modelli in gesso del femore, come è stato fatto per la calotta.

Un altro punto che dà maggiormente adito al dubbio è l’assenza degli arti superiori, poichè se questi si trovassero molto lunghi, in modo da servire d’appoggio all’animale nella stazione eretta o semieretta, allora si tratterebbe di un vero antropoide, e l’antropoide non può essere il precursore dell’uomo, poichè egli è già su una linea di sviluppo differente. Bisogna considerare come cosa certa l’opinione del Mahoudeau che gli antenati comuni dell’uomo e degli antropoidi non presentavano nè la preponderanza degli arti inferiori propria oggi dell’uomo, nè la preponderanza degli arti superiori caratteristica degli antropoidi, ma erano così conformati da poter prendere l’uno o l’altro adattamento. All’uomo e al suo precursore toccò di rafforzare i membri inferiori per circostanze probabilmente uniche; agli antropoidi invece, per altre circostanze più frequenti, toccò irrobustire gli arti superiori. Non è da credere dunque che l’uomo nella sua genealogia abbia mai avuto degli arti superiori eccessivamente lunghi; e siccome quelli del P. e, non li conosciamo, non possiamo perciò decidere se esso entra o no nella genealogia dell’uomo.

Fatte queste riserve, dobbiamo però affermare che il P. e., come forma gerarchicamente elevata e nello stesso tempo poco specializzata, presenta appunto i due caratteri essenziali che si possono desiderare per un precursore; poichè concorda con la legge comune della paleontologia che le forme organiche