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che cos’è la coscienza? 307


rivede persino nell’immaginazione, in tutti i suoi particolari, il corteggio dei visitatori. Apprende da sua madre, che, infatti, egli era stato qui portato in gita all’età di 16 mesi, e che il ricordo da lui serbato del corteggio era esattissimo1.

La coincidenza di alcune delle sensazioni attuali con alcune delle passate ora rievocate parrebbe, dunque, non soltanto costituire, in tali casi, la causa che per via di associazione delle idee rievoca l’avvenimento passato, bensì essere anche ciò che fa sì che l’individuo abbia l’impressione, la «coscienza», di avere egli in persona presenziato altre volte l’avvenimento stesso. Ma la cosa è tutt’altro che sicura. Anche qui può venire il dubbio, che sia stata l’emozione provata ora effettivamente di nuovo dalla signora nel rivedere la stanza e dall’artista nel rivedere il castello, — emozione uguale a quella già da essi provata nel passato e della quale conservano tuttora il ricordo, — a dare ad essi la coscienza di avere vissuto in passato l’avvenimento che ora torna loro alla mente.

D’altra parte, la differenza fra le restanti percezioni attuali e le altre rievocate è certo ciò che impedisce, anche in questi casi del Ribot, che l’individuo creda di presenziare ora effettivamente l’avvenimento rievocato. Ciò è tanto vero, che durante un sogno, nel quale pure si riviva un dato avvenimento passato, ma nel quale alle sensazioni rievocate non si accompagna nessun complesso di sensazioni attuali diverse, non si ha affatto «coscienza» di sognare; e si scambia, invece, il proprio sogno con un avvenimento reale al quale si prenda effettivamente parte. «Quando sogliamo, scrive il Maury, le percezioni interne assorbono completamente il nostro spirito; assorbimento, che ci impedisce di avere il sentimento del nostro stato o non ce ne lascia che una coscienza vaga e fuggitiva» 2.

Abbiamo accennato per due volte al dubbio che la sola uguaglianza fra certe sensazioni attuali e certe altre rievocate non sia sufficiente, ove si tratti di pure percezioni, a rievocare e rendere cosciente il fatto passato. Un caso tipico di distrazione, cui vado soggetto spesso, parrebbe provarlo.

Nell’alzarmi dal mio studio, uso serbare i miei appunti

  1. Ribot, Les maladies de la mémoire, Paris, Alcan, 1901, pag. 144.
  2. Maury, Le sommeil et les rêves, Paris, Didier, 1878, pag. 46.