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Pagina:Rivista di Scienza - Vol. II.djvu/401

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analisi critiche e rassegne 393


dimostrato da Perrin1 — che la carica sia negativa, si spiegano perfettamente tutte le deviazioni, che si osservano, quando si porta il tubo in un campo elettrostatico o in un campo magnetico (uniformi e normali all’asse del tubo), oppure lo si sottopone all’azione combinata di due tali campi.

Da questi raffronti si ricava in particolare la determinazione di due elementi importanti: il rapporto fra la carica (più precisamente il valore assoluto della carica) e la massa delle varie particelle costituenti la radiazione; la loro velocità media.

Quest’ultima risulta compresa fra e della velocità della luce. Il rapporto si trova essere (come media, delle varie determinazioni) 1800 volte η, essendo η la così detta costante di Faraday.

Si rammenti che tale costante η è il rapporto fra carica e massa materiale, caratteristico dei fenomeni elettrolitici. Se, in uno qualunque di questi, l’ione idrogeno migra ad un elettrodo, si ha sempre η come rapporto fra la carica trasportata convettivamente e la corrispondente massa. Per un altro qualsiasi gruppo, messo in libertà dall’elettrolisi, l’analogo rapporto vale (ν equivalente chimico del gruppo).


Raggi affini ai catodici - Discussione dei risultati sperimentali e conseguente abbandono della teoria elementare.

Le leggi fondamentali dell’elettrolisi diventano intuitive, se si suppone che ogni atomo materiale sia suscettibile di trasportare una carica ben determinata, dipendente soltanto dalla sua costituzione chimica.

Questa ipotesi mal si concilia colla precedente spiegazione dei raggi catodici.

Infatti le particelle, che li costituiscono, sarebbero, secondo le cose esposte, dotate di un nucleo materiale, e questo dovrebbe ragionevolmente provenire da sostanze, che si trovano nel tubo di Crookes. Si tratterebbe quindi del gas, che vi è stato rarefatto, o di frammenti tenuissimi del catodo.

Ma in tal caso sarebbe strano che i vari atomi di sostanza fossero capaci di cariche molto superiori a quelle, che essi comportano nelle migrazioni elettrolitiche (circa 1800 volte maggiori, se si tratta di atomi di idrogeno).


  1. Cfr. per es. l’art. Électrisation des rayons cathodiques, ecc., nel T. 2° della collezione testè citata.