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Pagina:Rivista di Scienza - Vol. II.djvu/419

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analisi critiche e rassegne 411


dove k, per ragione di dimensioni, è un puro numero, e può quindi dipendere da rapporti di grandezze (non da alcuna grandezza in sè): nella fattispecie, dalla forma geometrica dello spazio occupato dalla carica e, e dalla legge, con cui essa vi è distribuita.

Il modo più ovvio di rappresentarsi l’inerzia ordinaria come una manifestazione elettromagnetica sarebbe senz’altro di identificare il punto materiale ad una generica carica di dimensioni piccolissime, la massa rimanendo definita dalla (10).

Ma un tale procedimento è troppo superficiale. Una grave obbiezione, che mi fu messa in vista da Enriques, risiede nel fatto che esso non rispecchia la proprietà additiva della massa.

Possiamo riconoscerlo, considerando un caso particolare qualunque. Immaginiamo per es. una carica e, conformata a cubo e omogeneamente distribuita.

La (10) porge , avendo k ed R determinati valori numerici. Prendiamo altri sette cubi identici, e formiamo un cubo di lato doppio. Avremo una nuova carica 8e, collo stesso fattore di forma k, mentre R dovrà essere sostituito con 2R.

Detta M0 la massa di questo nuovo cubo, sarà, a norma della (10),

(10´) ,

Se valesse la proprietà additiva, dovrebbe invece risultare M0 = 8m0.

Rimane dunque escluso che si possa rappresentarsi la materia ordinaria come una carica elettrica pura e semplice. In verità il modello di J. J. Thomson è già più raffinato; l’obbiezione seguita però a sussistere.

All’incontro può darsi che, considerando l’atomo ponderabile come un sistema complesso di moltissimi elettroni (secondo Thomson, non sarebbe così, ma ogni atomo consterebbe di un numero di elettroni comparabile al peso atomico), intervenga nella massa, definita elettromagneticamente, un qualche compenso statistico, che ristabilisca la proprietà additiva.

Ma queste non sono che vaghe congetture; sarebbe prematuro appoggiarvi una conclusione qualsiasi.

Per mio sentimento, lo confesso, sono piuttosto scettico, e allaccio una pregiudiziale.

Supponiamo per un momento che un modello elettromagnetico del tipo accennato si possa costruire senza contraddizione.

Avremo veramente realizzato un progresso speculativo, paragonabile a quelli, di cui la meccanica ci ha fornito i più luminosi esempi?