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LE MISURAZIONI FISICHE
E LA TEORIA DEGLI ERRORI D’OSSERVAZIONE.
Le idee delle quali diamo qui un breve riassunto sono, almeno nella loro parte essenziale, acquisite da un pezzo al patrimonio scientifico. Nata nel secolo XVII, o forse prima, la teorica degli errori d’osservazione ebbe il suo completo sviluppo tra il finire del secolo XVIII e il principiare del successivo. Al pari di molte delle teorie di vario genere che si svilupparono in quella era famosa, essa ha, almeno nei suoi principii informativi, stretta parentela colla filosofia generale; è un ramo di logica nel quale le deduzioni hanno forma matematica, e il valore o il grado di sicurezza delle conclusioni si esprimono in forma numerica.
Per questa sua parentela cogli studi filosofici, quella teoria, se pure non le si voglia concedere un’azione diretta sul progredire delle indagini fisiche e naturali (poichè le regole scritte del ben ragionare sono generalmente superflue per gli ingegni ben adatti alla ricerca induttiva, e riescono vane per tutti gli altri) può tuttavia contribuire, come ogni sana filosofia, alla formazione della coscienza scientifica, di quell’insieme di doti intellettuali e morali, per le quali gli uomini sono animati e guidati nell’estendere il campo delle conoscenze naturali.
Ma di più, veramente, può dirsi che, in alcuni rami almeno delle scienze di osservazione, questa teoria, per concorde testimonianza dei fatti, ha contribuito a raffinare ed assicurare i risultati delle ricerche, formando quasi un sussidio ideale ai sensi dell’osservatore e agli stromenti da lui impiegati.
Non si può negare che, subendo la stessa sorte di altre dottrine sue contemporanee, la teoria degli errori di osserva-
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