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rarono con le razze agrigentine, per consiglio dell’Oracolo di Delfo e divennero assai migliori di prima.

Sotto il dominio dei Borboni esisteva in Sicilia una mandria regia detta della Ficuzza, la quale costituiva un mezzo efficacissimo pel miglioramento equino, mercè una selezione procurata fra i prodotti di 3 anni, che il Re di Napoli permetteva agli allevatori di praticare fra i migliori pulledri gratuitamente.

Sardi. — Nell’isola di Sardegna, in epoca remota, i cavalli di quei luoghi alpestri erano eccellenti e godevano molta fama in guerra. In epoche recenti erano ancora molte le mandrie pregiate di cavalli.

Friulani. — Nel Friuli fu celebre l’antica razza di trottatori adatti specialmente pel tiro leggiero e per la sella, ed ancora oggi se ne possono trovare alcuni tipi pregevoli.

Maremmani. — Nelle Maremme toscane e romane in ogni tempo si allevarono cavalli stimati ed invidiati per la loro bontà e resistenza; per fortuna non è totalmente spenta la razza antica.

Pugliesi. — Nelle Puglie erano lodate le razze di alcuni principi, conti e marchesi. Similmente nella Terra di Bari, nella Terra di lavoro, nella Basilicata negli Abruzzi e nelle Calabrie molti allevatori si occuparono della produzione di cavalli pregevoli.

Mantovani. — Infine in altri tempi si producevano generosi cavalli nel Mantovano, nel Cremonese e nel Polesine e specialmente i cavalli mantovani erano i corridori vincitori dei premi che si distribuivano nelle corse stabilite nelle città di qualche importanza.

Inoltre nel Mantovano crescevano i cavalli da battaglia ritenuti fra i più nobili e fra i più degni come doni principeschi. Il Gonzaga teneva stalloni e giumente di Spagna, d’Irlanda, d’Africa, di Tracia e di Cilicia e per avere questi ultimi, egli coltivava l’amicizia dei Gransultani.

Ferraresi. — Erano pure pregiate le razze di Ferrara, di Urbino, di Vicenza e di Parma, non totalmente scomparse.

Conclusione. — Da quanto abbiamo esposto, possiamo conchiudere, che l’Italia ebbe un passato, nella produzione equina,