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istruzione delle reclute a cavallo 411


Le idee esposte dal conte d’Aure su questa importantissima questione1 cavalleristica, possono riassumersi così: «L’appoggio sulla mano deve essere tanto più forte quanto più veloce è l’andatura.

È col sostegno che si offre alla bocca del cavallo che si aumenta la velocità del cavallo da corsa. È ancora questo appoggio che un cavaliere inesperto provoca o lascia prendere, ciò che ha per conseguenza che il cavallo scappi.»

Il regolamento austriaco dice: «L’appoggio sulla mano si ottiene facilmente con un cavallo ben conformato, ma con un cavallo la di cui conformazione è meno buona si otterrà solo con una posizione di testa e di collo appropriata alla conformazione del cavallo.» L’istruttore deve quindi suggerire ad ogni recluta il modo più acconcio perchè il cavallo sia appoggiato sulla mano.

Mezza fermata. — «Il rallentamento della velocità si può dunque produrre colla resistenza della mano o col suo difetto d’appoggio. Le resistenze e l’abbandono della mano hanno per iscopo di condurre il cavallo a prendere sulla mano il sostegno costante che deve servire a dirigerlo ed a mantenere le sue andature regolari. Queste resistenze e questi abbandoni alternati si impiegano come abbiamo detto in casi eccezionali. In casi normali il contatto fra la mano del cavaliere e la bocca del cavallo deve essere costante e più o meno marcato in ragione dello spostamento della massa» (D’Aure) Ho trascritto queste poche righe poichè parmi che le idee ivi esposte non si trovino nel nostro regolamento. Circa l’azione dei pugni un esperto cavaliere mi scrive «per fermare il cavallo o fargli rallentare l’andatura non reputo giusto che si debbano alzare contemporaneamente i pugni, perchè mai, a meno di circostanze eccezionalissime, il cavaliere deve alzare le mani. Questo deve farsi soltanto in caso di pericolo evidente, per avere maggiore azione, ma insegnato al soldato come regola va tutto a detrimento del cavallo il quale soffre più di quanto si crede nelle reni e nei garretti.»

  1. Queste idee possono essere appena accennate in questo scritto. Troverebbero sede opportuna in un lavoro sull’equitazione, nel quale ad imitazione del nostro Tomo 2°, fossero riuniti i principii sui quali è basata l’equitazione. Si eviterebbero così molte spiegazioni. Il nostro Regolamento d’istruzione dice che «la conoscenza dei soli regolamenti non basta per un ufficiale» ed io consiglio perciò la lettura del Cours d’équitation del conte d’Aure, adottato nel 1853 in Francia per la scuola di Saumour dove il conte d’Aure era caposcudiere.
    Egli da 20 e più anni, con gli scritti e con l’esempio lottava contro la scuola del Baucher, quale alla stessa epoca aveva in Francia e in tutta Europa molti ammiratori. Per Baucher stavano tutti gli appassionati dell’equitazione di maneggio, pel conte d’Aure i pochi appassionati per l’equitazione di campagna. Ma nel 1853, quando le teorie del conte d’Aure trionfarono, anche Baucher si era modificato. Nel 1871 aveva pubblicato: Methode d’équitation sur des noveaux principes, nel quale rinunciava ai suoi vecchi principii.