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nervosi il cavaliere eviterà di stringere fin anche l’inforcatura, o di allarmarli prendendoli troppo in mano, essendo queste due cause che li fanno precipitare e confondersi.




Mi sono limitato in questo mio studio a tracciare alcune norme principali e avrò certamente lasciato molte lacune, ma il principio che mi sono studiato di mettere in evidenza e che, secondo me, è il fondamento dell’equitazione di campagna, è di sempre assecondare e favorire gli istinti e le attitudini naturali del cavallo, evitando di produrgli durante il lavoro inutili sofferenze.

Coll’applicazione rigorosa di questo principio, il quale si impone anche per la esiguità e la semplicità delle sue regole, il cavallo, sottomissibile per indole, non si rivolterà ma spiegherà, anzi, tutte le sue doti che lo hanno reso in ogni epoca così prezioso strumento di guerra.

Termino quindi con un fervido voto perchè queste poche idee, frutto di non breve esperienza e che ottennero anche l’approvazione di molti ufficiali esteri, con cui ebbi occasione di intrattenermi, acquistino nella nostra cavalleria quella diffusione e quel credito che a me sembra debbano meritare, fino a divenire cardine dell’equitazione militare da impartirsi al soldato.

Tenente Caprilli.