Pagina:Rivista europea; rivista internazionale - Anno 7, vol. 4, (1875), pag. 423-428.pdf/3

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manderai forse com'io sia riuscito a farmi capire da questo popolo galliziano che parla ruteno. Ebbene, con quel po' di russo con cui m'industriavo di farmi capire attraversando la Russia, ebbi la fortuna di esser compreso, per le cose essenziali, da questo buon popolo galliziano. I signori polacchi che ho incontrato per via e coi quali potei impegnare il discorso in tedesco trovai concordi nell'esprimere la loro antipatia e il loro odio per la Russia, antipatia ed odio che vanno tant'oltre da far loro desiderare che i loro fratelli slavi, i Serbi, siano battuti e che la Russia intervenga in quella gran partita a scacchi che si giuoca sulla Morava, con la speranza di poter imprendere essi stessi una campagna vittoriosa contro i Russi e contro i Serbi, o, naturalmente, in conseguenza della vittoria, liberare una porzione della Polonia russa. I signori sono polacchi e parlano polacco; il contadino è ruteno, e continua perfettamente il tipo slavo ucranico della Russia meridionale; lo continua nella lingua, nell'aspetto fisico, nel costume. Innanzi al signore s'inchina come il contadino russo; anzi ebbi molto a fare poco fa per rialzare un contadino di qui che, dopo avermi fatto un inchino profondo, mi s'accostava e si piegava per baciarmi le ginocchia. Polacchi, ruteni, e russi formano pure un solo popolo, che si comprenderebbe facilmente; ma sopra questo popolo si levarono signorie diverse che se ne divisero l’impero, e per questa divisione d'impero s'ingenerarono odii mortali. Ora i signori Galliziani dicono con ragione che essi godono sotto l'Austria una libertà quasi completa a differenza de' loro fratelli, i signori della Polonia russa, che gemono sempre sotto la più dura e molesta tirannide. In verità, la Russia non pensa che si raccomanda assai male come liberatrice di provincie slave oppresse dal turco una monarchia che avendo sotto il suo dominio una parte così importante dell'antico regno di Polonia, vi ha soffocata ogni libertà; e i voti che si fanno in Polonia perchè la Russia s'impegni nella lotta e perda, dovrebbero forse arrestare ogni prudente politico russo dal consigliare qualsiasi intervento armato nelle cose della Serbia; o un intervento in Serbia dovrebbe almeno essere preceduto dalla concessione de' più larghi diritti ai sudditi polacchi della Russia. La Russia che tiene pur tanto a conservare la sua egemonìa sopra i popoli slavi, innanzi di pensare a nuove annessioni, dovrebbe o staccare da sè le proprie provincie pronte a ribellione, o rendere qualsiasi defezione impossibile, lasciando ai Polacchi la facoltà d’amministrarsi liberamente.

È vero che la maggior parte dei signori polacchi non ha saputo contare abbastanza sopra il contadino, il quale, per la somiglianza della sua