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il ripostiglio di s. zeno in verona città 237

Mentre adunque riscontriamo che fra i 35 denari di Lucio Vero l’ultimo coniato è quello dell’anno 165, fra quelli di Marco Aurelio ne troviamo invece tre coniati posteriormente e cioè quelli col rovescio della Pace e della Vittoria coniati l’anno 166. Altri denari di Lucio Vero si conoscono con rovesci diversi dai nostri che furono coniati nei successivi anni sino al 168, né è improbabile che qualcuno ce ne fosse fra i 280 dispersi. Meno agevole poi riescirebbe il supplire alla lacuna dei denari di Marco Aurelio che certamente dovevano formar parte del nucleo disperso, perchè se ne conoscono moltissimi coniati a tutto l’anno 180 in cui avvenne la sua morte.

Ma se l’esperta mano che operò la spartizione del ripostiglio ne collocò 28 nel nucleo dei 367 pezzi del signor Cav. Gnecchi, non ne avrà collocati forse più di 20 nell’altro dei 280, e crediamo ben difficile che fra questi 20 ve ne fossero di battuti posteriormente all’anno 168 considerato che nella totalità dei 176 pezzi che conosciamo se ne trovarono appena tre battuti nel 166 ed uno battuto nel 165. E facciamo constatare che i denari di questo ripostiglio sono coniati anteriormente all’anno 168 perchè appunto allora combattevasi la guerra Marcommanica, quindi gran passaggio di soldati nell’alta Italia, e fu in quello stesso anno che i due imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero con poderoso esercito si recarono sino ad Aquileia in seguito a che i barbari del settentrione cessarono le ostilità e si mostrarono propensi alla pace. I due imperatori, ridonata la tranquillità alla Pannonia ed all’Illiria, poterono ritornarsene nel 169 verso Boma, ove giunse il solo Marco Aurelio, essendo morto Lucio Vero colpito da accidente presso Altino; ma nel successivo anno 170 i barbari ripresero le armi e Marco Aurelio, al quale mancavano danari e soldati in causa specialmente della peste che infieriva in Roma, liberati gli schiavi ne formò alcune legioni, come erasi già fatto all’epoca della guerra punica. Prese inoltre i gladiatori, i banditi della Dalmazia e molte compagnie di Germani formando così un grosso esercito e per supplire ai bisogni dell’erario vendette al pubblico incanto