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486 | emilio motta |
facere constituit atque ad eas formas conficiendas Jo. Ambrosium Predam et Franciscum de Gallis et Accinum de Leuco (Lecco) prestanti virtute fabros civesque nostros Mediolanenses delegit.” Ora considerato che le leggi non permettono ad alcun suddito “imprimende pecunias formas facere aut sculpere” senza licenza ducale, così si annuiva alla richiesta imperiale1.
BANDO DI MONETE SAVOINE, GENOVESI, ecc. nel 1458.
Scriveva ai 30 novembre 1468 il duca Francesco Sforza alla moglie Bianca Maria Sforza2:
Mediolani, ultimo Novenbris 1458.
Illma et Ex.ma Consors nostra precordialissima. Aciochè la Vostra Ill.ma Signoria senta lordene chè stato preso circha labattimento de le monete et de li ducati, ve avisamo che de presenti sono stati bandezati li fiorini gatteschi et li grossoni genovesi de soldi 5 et denari 11 et li novini savoyni de la nostra donna, et li fiorini se debiano spendere per tre libre. Et è ordenato che da kalende de marzo proximo futuro inanzi li ducati non se spendano se non per iij libre et soldi iiij.° La quale prolongatione de tempo fin ad marzo se è facta aciochè le persone se possano provedere al facto loro, per li contracti che hano luno con laltro facti de quì indrieto a raxone de queste monete se spendono al presente.
Franciscus Sfortia Vicecomes dux Mediolani etc.
Papie Anglerie comes ac Cremone dominus.
UNA DONNA IMPUTATA DI SPENDIZIONE
DI MONETE FALSE.
Trattavasi, nel 1456, nientemeno che di Anna, moglie del nobile Emanuele Malagrida, famiglia celebre del lago