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Pagina:Rivista italiana di numismatica 1888.djvu/61

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38 umberto rossi

“bito non serebe arivati fin là et che m. Bartolameo Sanvito et M. Nicolò Prendilaqua infinite volte si rachomanda a voi e di quà M. Boneto e tuti li sozi. Benevalete. Gazoli, X augusti 1503.

“Vi degnereti richomandarmi a m. Angelo Tovaglia e arichordarli come io sono tuto suo.„

“V. Hermes Flavius de Bonis
“patavinus„1.

Dopo questa lettera che ci fa conoscere come Ermes si dilettasse anche di musica, manca ogni notizia sul conto suo2; è probabile che fino al 1510 egli sia rimasto al servizio di Lodovico Gonzaga, se pure prima di quest’anno non precedette nella tomba il suo protettore. Ma ogni ricerca in questo senso è rimasta finora senza frutto.

Resta ora a dirsi della medaglia che ha dato argomento a questo breve studio; e per i lettori italiani sarà opportuno premetterne la descrizione:

Diam. 123. “alexander ― etrvscvs ― adolescentiae princeps„. – “r) hermes ― flavivs ― apollini ― svo ― consecravit.„ Al diritto: Busto a sinistra di un adolescente, a testa nuda, con lunga e folta capigliatura. Al rovescio: entro una corona d’alloro, Pegaso galoppante a sinistra; esso porta un genietto alato che si aggrappa alla sua criniera, e di dietro un cigno in groppa3.

  1. Archivio Gonzaga di Mantova. Carteggio di Bozzolo.
  2. Fin dagli ultimi anni del secolo decimoquinto Ermes si era fatto ecclesiastico; infatti mentre nel 1497 è detto messere, nel 1499 il vescovo lo chiama don Hermes.
  3. V. Tav. III. La medaglia è riprodotta a circa tre quarti di grandezza, da una fotografia gentilmente comunicatami dal sig. Alfredo Armand; essa è rarissima e se ne conoscono due soli esemplari, uno nella collezione Armand, e l’altro già nella collezione Robinson, che venne venduto al prezzo di 7000 franchi.