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appunti di numismatica romana | 185 |
rone e i due aurei portanti le due diverse corone, o per lo meno parrebbe lecito il supporre un nesso tra l’una cosa e l’altra.
Del resto l’osservazione delle corone sui due aurei d’Augusto mi aveva condotto molto lontano e aperto un nuovo campo d’esplorazione sulle corone in genere, le quali finora furono poco studiate e descritte solo a un dipresso, ma non esattamente. L’esempio dei tre aurei, della Durmia della Petronia e dell’Aquillia, non è isolato, ma molti altri consimili errori saranno da correggere perchè le corone sulle teste imperiali romane, incominciando da Giulio Cesare e in tutto il periodo che corre tra la fine della Repubblica e il principio dell’Impero, non sono sempre d’alloro come descritte con frase comune dagli autori, ma talora di mirto, talora di spighe o d’altro; e un motivo ci deve essere stato per determinare la scelta dell’una piuttosto che dell’altra in date epoche e in date circostanze.
Tale studio, che potrebbe riuscire molto interessante, lo vedo da fare, ma non l’ho ancora fatto; e per venirne a capo c’è molto da esaminare e da consultare sia sui monumenti stessi che nelle storie, e si richiederebbero cognizioni che al momento sento mancarmi. Perciò, seguendo il saggio consiglio: sumite materiam vestris qui scribitis aequam viribus, mi limito per ora ad accennarlo, riserbandolo per l’avvenire. Che se poi altri più erudito e più competente mi preverrà colla soluzione della questione, tanto meglio; io sarò lieto almeno di averla posta.
Francesco Gnecchi.