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114 | roberto von schneider |
il primo progetto, nell’esecuzione ad incavo dei conii, non sia rimasto invariato, lo si comprende facilmente. È probabile che ancora all’ultimo momento vi si sia lavorato attorno per migliorarlo, poiché era stato presentato ad un padrone così difficile da accontentare e così sofistico qual era Massimiliano. Come l’imperatore, che s’interessava anche alle cose apparentemente di minor importanza, si sarà comportato in tale occasione, lo argomentiamo da uno scritto dell’anno 15011. In esso egli esamina i conii di monete incisi da mastro Benedetto Burkart. Sulla prova ch’egli rimandava, egli aveva segnato coli’ inchiostro tutti i difetti; il naso era troppo alto, il volto troppo lungo e il corpo troppo grande.
Diversamente stanno le cose per ciò che concerne l’effigie della regina. Anche per questa, senza dubbio, il Mantovano si è servito come modello di un ritratto, che secondo ogni probabilità dev’essere stato dipinto da Ambrogio de Predis. Ma la regina, durante il soggiorno dell’intagliatore italiano, si trovava in Tirolo; egli, come abbiamo visto, si riserva di consegnare in di lei mani i saggi della sua
- ↑ Jahrbuch der kunsthistorischen Sammlungen (Vienna), vol. II, 2, n. 645,
parla del nostro incisore di monete si serre di qnelle stesse espressioni generali che abbiamo visto usate dal consigliere Rummel e dallo scrivano di Hall. In terzo luogo, dallo stesso scritto si rileva che Ambrogio, presso a poco allo stesso tempo in cui l'intagliatore di conii soggiornava in Tirolo, ora occupato in Milano a disegnare un abito per gli arcieri dell'imperatore. Questo documento, proveniente dalla biblioteca della collezione Ambras, il quale ci mostra l'attività di Ambrogio sotto un nuovo aspetto, meriterebbe di essere aggiunto alle notizie dateci da Lermolieff intorno a questo pittore (Kunstkritische Studien, pag. 230 e seg.)