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poetico, un carme a Maria Assunta, con plauso generale, talchè fu aggregato all’Accademia de’ Pastori Emonii col pseudonimo di Enargo Assioteo. La fama conquistata dal giovane poeta, suscitò la gelosia di un emulo, che lo morse con un sonetto. L’Affò di natura sdegnoso, non seppe tollerare le punture dell’avversario, e gli rispose con un capitolo non meno mordace. E così dichiarata aperta guerra al suo nemico, fatto ritorno all’antico genio, che in lui durò sempre vivo per l’arti imitative, ritrasse sopra una tela un satiro, che con una forbice di legno s’argomentava di tagliare un ferro, con sotto l’anagramma del nome arcadico dell’emulo, ed alcuni versi allusivi. Poi, vestitosi alla foggia de’ pittori, percorse le vie di Busseto, mostrando a tutti il Satiro e l’epigramma, sollevando con ciò le risa de’ suoi concittadini. Troppo aspra fu questa vendetta; se n’accorse presto anche l’Affò, e calmatosi in lui lo sdegno, si propose per l’avvenire di stare in guardia sopra sé stesso per non più cadere in simili eccessi. Un anno dopo, rivoltosi con passione al culto della religione e della morale compose un poemetto che intitolò la Fuga dal mondo, preludio del cambiamento profondo che effettuavasi in lui e abbandonatosi a quel sentimento di ascetismo che diventava in lui sempre più vivace, malgrado la ripugnanza del padre, solitario e pedestre si trasferì a Bologna, e bussando alla porta del convento dei padri Minori Osservanti, cercò presso di loro la pace dell’anima sua. L’accettarono que’ frati e l’inviarono a Busseto, sua patria, a fare il noviziato. Mantenutosi fermo nella sua risoluzione, tocchi appena i vent’anni, pronunciò i voti solenni, assumendo il nome di Padre Ireneo. Quivi però, nel convento, in luogo di trovare la pace e la tranquillità che aveva tanto bramato, incontrò invece altri emuli, non meno fieri del primo, invidiosi del suo ingegno e della fama che s’era acquistata. Non per questo l’Affò si pentì della scelta del suo nuovo stato, e non badando alle piccole traversie, si diede con maggior ardore a coltivare il suo ingegno, perfezionandosi nella filosofia nell’Istituto di Parma, e nella teologia in quello di Bologna. A vent’un anni fu promosso sacerdote. Da questo momento avendo