Pagina:Rivista italiana di numismatica 1890.djvu/272

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isabella sesso 257

ch’è quanto dire dopo la morte di Ferdinando di Aragona, onde venivagli il titolo di Cattolico che sta scritto nella leggenda, e avanti la fine di Massimiliano I, spento il quale, conseguiva la suprema dignità d’Imperatore, che vi si desidera.



Ora io non so in quale anno uscisse di vita la Sesso; né so, del pari, quanto tempo s’intrattenesse, profuga di Vicenza, in Verona. Ch’ella col favorire le sorti dell’Impero si mettesse in non buona condizione di fronte alla Signoria di San Marco, non vuol certo esser cosa, di cui s’abbia a dubitare. La notizia delle nozze col Vincer, un nemico acerrimo della Repubblica, non credo si meriti maggior fede d’una baia. La diffusero forse per i loro fini, che ora non giova indagare, gli avversi all’Impero. Il Sanuto stesso, che la riferisce, non sembra accoglierla altrimenti che una diceria. Ciò non toglie però che la diceria non avesse a conseguire l’intento di gettare il maggior discredito sull’audacissima donna. Né la Signoria ebbe a considerarla altrimenti che una fuoruscita, colpevole d’aver attentato alla integrità della Repubblica. Il Da Schio, che ha potuto consultare, come si è detto, le carte della famiglia Sesso, ebbe a riconoscere che i beni d’Isabella furono presi, dopo la sua fuga di Vicenza, dal fisco. Queste ed altre considerazioni traggono naturalmente a pensare che nessun’altra terra le dovesse porgere tanta sicurezza, quanto la città di Verona, presidiata, com’era, di continuo dalle soldatesche imperiali: traggono a pensare che in Verona, ov’entrava, secondo che s’è detto