Pagina:Rivista italiana di numismatica 1890.djvu/337

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sola, il menomo sospetto, sarebbe lo stesso che concepirlo e mancar di fede a quelle collezioni, a quel Museo, ed agli illustri uomini che l’han diretto e il dirigono.

« Quanto al secondo di Lei lamento poi circa la scelta del Buonarroti per la pubblicazione di quest’opuscolo, Le fo primieramente riflettere che gli esemplari destinati agli Istituti, ai periodici ed ai personaggi nostrani e stranieri in numismatica più competenti furono le tirature a parte (estratti) fattine appositamente eseguire; ma che del resto, per quanto grandi ed invadenti fossero le odierne tendenze a specializzare, com’Ella ben dice, e la superiorità in ciò della Rivista non sarà mai certamente (è almeno a sperarlo) che si arrivi a tal punto di esclusione, da interdire la concorrenza ad ogni altro periodico letterario e storico, che non sia affatto da sezzo, qual certamente non è il Buonarroti.

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« Passiamo ora all’altro mio opuscolo: Su due contromarche in monete romane, ecc.

« Crede dunque anch’Ella che soverchia sia l’importanza da me attribuita alla contromarca APRON sul G. B. della Quinctia da me prodotto, e crede così perchè a stabilire che Apronio fosse monetario di Augusto e non di Giulio Cesare, meglio che questa mia, che pur Le piace ammettere che sia una prova, « ne abbiamo già un’altra più sicura nelle monete di Galo, Messalla e Sisenna compagni monetari di Apronio sotto di Augusto, che sono dell’identico tipo. — Ma stando sempre alla distinzione ch’io fo nel mio opuscolo fra prove di fatto, ricavabili da monumenti, e teoriche induzioni, non era appunto questo ch’io a pag. 5 e 6 dimostrava non provar nulla? — Che cosa difatti, io diceva, potevan provare questi quattro piccoli bronzi di tipo affatto alieno a qualsiasi cronologica applicazione, quando di tutti questi quattro monetari «non vi si trova che il solo nome, senza alcun prenome o soprannome che potesse con maggior probabilità fissarne l’epoca; quando son essi storicamente sconosciuti, come Sisenna e Gaio, o di nome comune all’epoca di Cesare e di Augusto come Messalla ed appunto il nostro Apronio?» — Si degni Ella adunque, Chiarissimo Signore, rileggere quelle due pagine del mio povero opuscolo, e nella pienissima sua buona fede si convincerà che l’importanza da me, in quel senso, attribuita alla monete in parola non era per niente soverchia.

« Ed ora all’altra contromarca, NCAPR.

« Ella crede ch’io abbia non citata, anzi a bella posta taciuta per rendere la mia più accettabile quella spiegazione che stima invece