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è davvero esistita la zecca di mesocco ? 387

fiamme nel 15111. Noi supponiamo che stanco delle continue incursioni e malsicuro del feudo finché il re di Francia durasse in nimicizia coi Confederati, dopo gli incendi dell’11 Gian Giacomo, chiusa la zecca Mesolcinese, nel castello di Mesocco ne trasportasse gli attrezzi, come luogo più sicuro della Contea.

A non perdere i proventi della zecca si fece il Trivulzìo nel 1512 rilasciare da Lodovico XII un nuovo diploma, che gli permetteva d’aprir zecca a Musso e battervi moneta, “come aveva prima costume di fare a Mesocco”2. E a Musso, lavorò forse anche Gian Francesco finché quella rocca e le tre Pievi e il Contado di Chiavenna caddero nelle mani del Medeghino. Cosi si spiega come nel 1517 poteva esserci nel castello di Mesocco una cassa chiusa e piena di ferri di zecca e perchè nelle gride monetarie del 1518 e 19 le monete Trivulziane son chiamate sempre «monete di Musso».

Ma ben più importante sono due documenti che abbiamo avuto la fortuna di rinvenire nell’archivio Trivulzio. Essi a parer nostro sciolgono completamente la questione, attestando che Gian Giacomo sin dal 1497 teneva in Roveredo una casa destinata all’uso di zecca, e sotto tal nome appunto conosciuta.

Colla data 23 giugno 1497, Azino da Lecco procuratore del Trivulzio ed abitante nella zecca di Roveredo, contratta del legname da consegnarsi a Lostallo e Cabbiolo vicino al fiume Moësa. Nella

  1. Giovio B., Historia patria. 11 ediz. Como, 1887, pag. 114 «insiges Trivultii aedes apud Roverium cremaverunt, 1611».
  2. Vedi doc. 7 in Appendice.