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460 | arturo g. sambon |
durò l’indipendenza della sua patria. E mentre egli tramischiandosi alle gare dei dinasti Longobardi, lottando con essi e contro essi, apprendeva ai successori l’arte di schermirsene e d’infievolirne le forze, suo figlio Cesario, opponendo alle offese le offese, spazzava il golfo dai pirati Saraceni, scacciavali dal porto di Gaeta, e rivincevali più gloriosamente in battaglia navale ad Ostia1. Rare volte nel Ducato Napoletano apparve come allora una maggiore operosità politica, una maggiore virtù militare. E si può bene immaginare che Sergio, orgoglioso dei trionfi, sicuro della sua potenza, sorretta dall’ossequio dei cittadini, e dall’alleanza del Papa e degl’imperatori Carolingi2, ardisse, primo fra tutti, segnare intero il suo nome sulle monete, ed improntarvi la sua effigie ornata dei simboli fastosi dei Cesari bizantini.
Questo lungo e glorioso dominio esclude per me anche la possibilità, che negli anni del suo Ducato siasi coniata moneta col nome imperiale a Napoli, e meno ancora quella che reca le immagini di Michele III il Beone e di Basilio I, ed ha in giro la leggenda MIHAEL IMPERATOR e BASILIVS REX3. Il Liruti, che prima pubblicolla, notando la singolarità del titolo latino, la giudicò venuta fuori da una zecca dell’Italia meridionale, e probabilmente da quella di Napoli; e interpretò il duplice titolo d’imperatore e di re come un segno d’opposizione ai titoli che s’arrogavano gl’imperatori d’occidente4. Onde il sospetto parve certezza al Kunz; il quale, plaudendo al Liruti, e confermando che quel Follis fosse napoletano, soggiunse che bastava porlo
- ↑ Cf. Joan. Diac., n. 60, Anast. Bibliot., In Leon IV. Ignot. Casin., Ad an., ecc.
- ↑ Penes Gregorium, Romanae sedis Pontificem, ergoque serenissimos viros Lodoicum piissimum.., eiusque Subolem Lotharium, invictissimos Cesares familiarissimus esset, maximumque obtineret honoris locum, ecc. Vit. S. Athanas., l. c.
- ↑ Rame. Peso gr. 6,967 (Collezione Sambon). V. Tav. XI, N. 2.
- ↑ Liruti, Lettera al conte Savorgnano.