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48 | francesco gnecchi |
precisamente da tutti conosciuto, imprimeva al denaro un marchio di garanzia; talvolta invece se ne esigeva un secondo, un terzo e così via, il che spiegherebbe la moltiplicità dei Contrassegni su di una stessa moneta.
Si potrà qui dimandare perchè, ammesso che ciò abbia avuto luogo al tempo di Nerone, i Contrassegni finiscano colle monete d’Augusto e non se ne trovino più su quelle di Tiberio, Caligola e Claudio; e la risposta parmi abbastanza ovvia, dacchè questi denari, sia per essere poco numerosi e di tipi poco variati, sia per essere molto recenti erano universalmente conosciuti e circolavano apprezzati al loro giusto valore senza bisogno di ulteriore garanzia. — Il Contrassegno trovato in via eccezionale sul denaro suberato di Tiberio mi pare serva di prova a tale ipotesi. Era un denaro suberato ma così bene eseguito da poter trarre in inganno. È quindi spiegabilissimo che su di esso sia nato un dubbio, a dissipare il quale, in buona o in mala fede questo non ci riguarda, vi venne apposto un Contrassegno. La piccola rottura per la quale oggi è visibile il rame interno sarebbe, come negli altri simili casi, posteriore al Contrassegno.
Ammessa dunque la causa e l’epoca dei Contrassegni come da me esposte, emergerebbe quale conseguenza il fatto che al tempo di Nerone o giù di lì la circolazione monetaria nell’impero romano era costituita ancora in gran parte dalla vecchia moneta repubblicana. Vi circolavano in massa le monete coniate da circa un secolo; v’era ancora in corso buon numero di denari repubblicani datanti da un secolo e mezzo, e una certa quantità