Pagina:Rivista italiana di numismatica 1891.djvu/281

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bibliografia 265

Serrure vi dedicano oltre ad un centinaio di pagine, dividendo la trattazione in due periodi, l’uno dei quali abbraccia le monete dei primi re, i soldi e terzi di soldo d’oro di Teodeberto, e le imitazioni servilmente bizantine de’ suoi successori, sino alla metà del Sec. VI, mentre l’altro si estende sino ai Carolingi. Questo secondo periodo, importantissimo per la prevalenza de’ monetarii e per le molteplici quistioni attinenti all’organizzazione della moneta, è trattato con grande cura, come ne fanno fede l’elenco dei nomi di persone e quello vastissimo delle zecche merovingie. La paleografia, e più ancora lo studio dei tipi, — (cosi felicemente iniziato da Lelewel nella sua Numismatique du moyen àge considérée sous le rapport du type, opera che i Sigg. Engel e Serrure non si stancano di citare e di proporre a modello nel loro libro), — danno occasione agli autori di riassumere e far rilevare una grande quantità di caratteristiche, preziosissime per la classificazione e la localizzazione delle singole monete.

Altri capitoli sono dedicati all’ardua Numismatica degli Anglo-Sassoni (di cui recentemente si è occupato anche l’illustre Head, conservatore del Museo Britannico), e ad un rapido sunto di quella de’ Mussulmani.

Poi gli autori intraprendono l’esame della Numismatica carolingia primitiva, facendo tesoro in ispecie delle osservazioni paleografiche, elemento ch’essi non trascurano giammai, e che può infatti gettare molta luce sulle quistioni numismatiche.

Uno sguardo alla monetazione del regno d’Aquitania, una succinta storia di quella del regno di Francia sino alla caduta dei Carolingi, un cenno sulla Germania, nonché sulla Provenza e sulla Borgogna, formano il passaggio al capitolo che tratta degl’inizi della Numismatica feudale.

L’Italia ha un capitolo speciale, in cui si passano in rassegna le monete battute dai Carolingi nelle varie loro zecche, e si accenna brevemente a quelle degli antichi marchesi della Toscana, nonché alle monete di Venezia e agli antiquiores papali, chiudendo colla Numismatica del Mezzogiorno. Per l’attribuzione delle monete del Ducato di Napoli, gli autori si giovarono particolarmente della monografia di Arturo G. Sambon, riprodotta lo scorso anno nella presente Rivista.

Il bel volume dei Sigg. Engel e Serrure termina con