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386 | c. luppi |
in pontificalibus in recta statura stantis cum puncto ex quolibet latere, cum quadam croce parva in circuitu a sumitate monetæ sic designata et litteris sic dicentibus EPISCOPVS RANERIVS • A questa descrizione, salvo che la crocetta nel giro è posta fra due stellette in luogo dei due punti, corrisponde la terza moneta, che perciò deve ritenersi indubbiamente battuta in Berignone. I documenti surriferiti lasciano indecisa la questione a quale vescovo debbasi attribuire la moneta più comune di Volterra, quella, cioè la prima, in cui il nome del vescovo è indicato soltanto coll’iniziale R.
Il ch. Umberto Rossi, nel suo articolo1, a queste monete aggiunse la descrizione di una sesta. Essa è un picciolo di bassa lega:
Anche questa indubbiamente appartiene al vescovo Ranieri III Belforti, ed è prodotto della zecca di Berignone.
Ora ho il piacere di poter aggiungere a queste poche monete un’altra inedita. È un sesino (?) che conservasi nella collezione del cav. Ercole Gnecchi in Milano. Questa moneta, per le argomentazioni esposte devesi assegnare allo stesso vescovo Belforti, ed è certamente un prodotto della stessa officina di Berignone. Come risulta dal disegno, ha molta somiglianza col picciolo testé descritto.
- ↑ Umberto Rossi, Volterra e le sue monete (Vedi Ambrosoli, Gazzetta numism., Anno II, pag. 83).