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unica concezione primitiva delle due divinità che rese possibile lo scambio e, quasi direi, la fusione dei due tipi? Or se Apollo fu rappresentato talvolta colla barba, lo scettro, il fulmine, tutti attributi di Giove, non sarà certamente estraneo alle consuetudini greche e romane trovare un Apollo con corona di quercia: specie quando abbiamo una conferma indiscutibile nella citata moneta di Catania. Un Apollo con corona di pino in una dipintura murale di Pompei1; un altro con corona di edera2 usata nelle processioni dionisiache, e le figure di questo dio con ramo di mirto sopra alcune monete3 costituiscono altrettante eccezioni nella storia del suo tipo e provano di conserva con l’Apollo di Catania e della nostra moneta che esso tipo andò soggetto a qualche lieve mutamento per influenza di leggende locali. Potremmo noi quindi ignorare qualche particolare leggenda dei Memmi, la quale abbia determinato il tipo di Apollo con corona di quercia. Giova per altro tener presente che Apollo il quale si ebbe in Italia il soprannome di Veiovis e che aveva un tempio tra l’Arx e il Capitolium fin dai più antichi tempi di Roma, è coronato di alloro sui denari di Mn. Fonteius4, di quercia su quelli che portano segnati i nomi di Vergilius, Gargilius, Ogulnius5.

Bastino ora questi brevi argomenti per sostenere la nostra ipotesi circa la testa imberbe della moneta in questione, il che verrà in seguito più esattamente dimostrato.

  1. Overbeck, Apollon p. 418; Atlas, Taf. XXV, N.° 12.
  2. Id. id. p, 452; Atlas; Taf. XXV, N. 13.
  3. Vaill., Num. Imp. arg. p. 27; num. aer. p. 74, 96. Schol. Nicand. Ther. v. 613.
  4. Babelon, Fonteia, n. 9, 12.
  5. Id. Gargilia, n. 1, 2; Ogulnia, n. 1. 2; Vergilia, n. 1.