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francesco foscari e le sue monete 325


Il Pegolotti, riportando i cambi ed i prezzi della piazza di Venezia, li traduce sempre in lire e soldi di grossi, lire e soldi di piccoli o denari, ma non nomina mai i bagattini tranne quando fa il ragguaglio fra la moneta friulana e la veneziana (cap. XXXIII), dove parla di bagattini piccioli di Venezia. In tal modo quell’esattissimo scrittore di usi commerciali, mostra che i bagattini ed i denari erano bensì una stessa cosa, ma che il nome di bagattino era adoperato nelle vicine provincie, non a Venezia.

Anche a Venezia se ne parla per la prima volta quando si tratta di coniare i piccoli per la terraferma. Senza occuparmi dell’origine di questa parola, nè della sua etimologia, osservo solo che in Lombardia si usa tutt’ora bagai per dinotare un essere singolarmente piccolo, bagatti per significare un valore minimo, e nel giuoco del tarocco si chiama bagatto la carta più piccola: le quali voci tutte hanno la radice comune con bagattella, parola usata in italiano ed in francese.

Alla data del 18 luglio 14421 e cioè pochi mesi dopo i provvedimenti relativi alla moneta minuta per le provincie della parte di terra troviamo inscritto, nel libro riguardante le faccende del mare, un decreto del Senato che ordina la coniazioni di quattrini e mezzi quattrini per Ravenna, secondo la lega ed il modello presentato dai massari dell’argento, e prescrive al provveditore di Ravenna, di adoperare, in tutti i pagamenti fatti in quei territori, tali monete nella misura di un cinque per cento.

Il Lazari nella piccola moneta col nome di Ravenna e coll’immagine di S. Apollinare, credette

  1. R. Archivio di Stato. Senato, Mar. reg. I, c. 406. — Capitolare delle Brocche, carte 29 t.