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498 bernardo morsolin

pare. L’imperizia è testimoniata, non fosse altro, dalle due leggende, del diritto, cioè, e del rovescio, dove l’ortografia specialmente lascia un qualche desiderio. E un desiderio lascia pure la leggenda, che circonda il busto di fra Domenico da Pescia. Vi si sorprende cioè uno sbaglio nel millesimo. Il supplizio dei tre Domenicani si consumò il 23 maggio, non del 1497, come vi si legge, ma del 1498. Di questo sbaglio non vuolsi però fare un conto maggiore di quello, ch’esso si merita. È ciò che si sorprende non di rado anche nelle date di documenti autentici, e che torna facile a correggersi o per il contenuto, o col mezzo d’altri documenti. Dirò inoltre che la leggenda non è in rilievo, ma incisa. Il che può anche far credere ch’essa vi si incidesse non contemporaneamente al busto, ma in età posteriore, quando sbollite già le animosità degli Arrabbiati, dei Compagnacci e dei Palleschi, e sbandito l’antico timore, che costringevanli, come si è detto, a tener nascosti i ricordi artistici dei tre martiri, potevano professarne con fronte libera il culto. Dato pertanto, come sembrerebbe ragionevole a credersi, un corso più o meno lungo di anni tra il facimento del busto e l’incisione delle lettere, condotta, se vuolsi, anche per altra mano, non è, mi pare, da maravigliare, se si scambiava, usando unicamente della memoria, il 1498 col 1497. Maraviglia sarebbe, invece, se lo sbaglio si riferisse al giorno del supplizio, il cui anniversario celebravasi costantemente con mesta cerimonia. I Piagnoni, cessate le persecuzioni, presero, «non più peritosi o sfidati, ma baldi e sicuri», a rialzare «gli altari al loro Profeta», a parlare «di miracoli, di visioni e di profezie avverate» e a minacciare i divini castighi ai loro nemici. Poi traevano, scrive il Marchese, «al luogo del supplizio di fra Girolamo e dei