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la zecca di reggio emilia 187

Da una lunga nota di spese per l’impianto della zecca e acquisto di bilancio, cesoie, catenacci, utensili e restauri di casse ferrate per custodire le monete, rilevo che si addattò a locale della zecca un pianterreno del palazzo del Capitano, nel centro della città.

Vedremo che solo più tardi il locale fu definitivamente trasportato in casa di messer Bartolomeo Zanelletti, nella parrocchia di S. Silvestro, corrispondente oggi al luogo dove si estende il ghetto degli ebrei1.

Il 7 giugno dello stesso 1494 il Comune bandiva inoltre una grida, invitando chiunque "a valersi a la dicta Cecha in fare battere ogni suo arzento et quello affinare et partir l’oro dall’arzento senza suspicione de inganno ni de fraudo alcuna„2.

L’appalto della zecca fu dato a Marco Cacci, bresciano, ma l’incisore dei nuovi conii fu il figlio di quegli, Giambattista, che aveva chiesta ed ottenuta la cittadinanza reggiana3. Questo incisore, a giudicare dalle monete che ne rimangono, esercitava l’arte sua con discreta abilità.

Vennero tosto mandati al duca come "una primizia et monstra „ della nuova moneta che s’era incominciata a battere, due soldi reggiani del valore di cinque quattrini l’uno e due altri del valore di dieci quattrini ciascuno, d’argento fino.

Il duca rispondeva tosto: "molto ni sono piaciute et ni pare che siano belle et che potrano capire in ogni loco et ve ne comendemo grandemente„. Consigliava anzi farne battere in grande quantità per maggior vantaggio del commercio4.


  1. La chiesa di S. Silvestro sorgeva circa nel luogo dove ora sorge la Sinagoga.
  2. V. Documento XIV.
  3. Arch. cit. — Mandati di pagamento, 1497, 17 aprile, 31 ottobre.
  4. Arch. cit. — Carteggio degli Anziani, 12 giugno 1494.